Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per “la Repubblica”
[…] Ultras — oggi per convenzione si chiamano “ultrà” — è uno stile di vita. Ora border line, ora anti-sistema, ora antistatuali. Alla bisogna — quando c’è da “fare brutto” — flessibili. Attivi e disponibili anche in contesti diversi dagli stadi, “nella vita”, preferibilmente per menare.
È in questa cornice che si può provare a inquadrare e a capire il recente caso della rissa discotecara milanese tra Fedez (tiepido tifoso milanista) e il personal trainer romano Cristiano Iovino (acceso tifoso laziale, uscito dall’anonimato nelle more del match legale post separazione Totty-Ilary) con brutale finale punitivo: alle tre e mezzo di notte ad aspettare Iovino e a chiudere i conti sotto la sua casa in zona City Life ci sono degli ultrà del Milan: escono da un van, lo gonfiano di botte.
Lui — forse per adeguarsi al codice omertoso e mafiosetto delle curve dopo i pestaggi subiti — non li denuncia. Altro classico: rinuncia al trasporto in ospedale. La domanda da farsi però adesso è questa: perché da mesi Fedez gira scortato dagli ultrà — uno o più d’uno — della Curva Sud rossonera governata da energumeni che eseguono gli ordini dei pluripregiudicati Luca Lucci (“il Toro”, quello della foto sottobraccio con Salvini) e Giancarlo Lombardi (“Sandokan”)? Lo accompagnano in tribunale; gli guardano le spalle nei privé dei locali; lo proteggono alle feste (dalla calca, si suppone).
Fedez al suo fianco Christian Rosiello e il rapper Taxi B
Teniamoci alla larga dalle sabbie mobili dei giudizi affrettati. Stiamo ai fatti — gli stessi sui quali indaga la procura di Milano. Siamo in un club. Un arcinoto rapper litiga con un personaggio minore; di mezzo (ma lui nega) si dice ci fosse un ex tronista (Jack Vanone che di Fedez è amico). Dopo una prima scazzottata in pista e bicchieri che volano, a notte fonda entra in campo l’artiglieria pesante. […]
Chi li ha chiamati i mazzieri della Sud? Fedez – secondo alcuni testimoni – sarebbe stato sul posto dell’agguato a Iovino. L’ultima immagine pubblica dell’ex marito di Ferragni scortato da un ultrà milanista risale a lunedì scorso: Roma, piazzale Clodio, processo Fedez-Codacons. Lì il “gorilla” di Fedez è Christian Rosiello, uno dei leader della Sud. Ma è da mesi che l’artista di Rozzano gira quasi fisso coi suoi amici-ultrà. Anche sulla nuova Ferrari.
È plausibile ipotizzare che qualcuno pensi che il rapper — sentendosi a rischio — si sia fatto una sorta di “polizia privata” preferendo attingere dal serbatoio della tifoseria anziché da un’agenzia di security? Chissà. Sta di fatto che la notte delle botte poteva trasformarsi in una mezza guerriglia. Sarebbe bastato che gli ultrà interisti gemellati coi laziali avessero accolto la richiesta di aiuto del laziale Iovino. Altra follia. Vendicare la vendetta.
Scontri tra milanisti e interisti in nome di Fedez e Iovino. Cosa che non è accaduta. Se a inizio anni ’70 ci avessero detto che sessanta anni dopo gli ultrà avrebbero fatto da bodyguard a vip e influencer diventando loro stessi influencer (fatevi un giro sui social), avremmo pensato a uno scherzo, alla battuta dello scemo del bar. Invece nelle notti ultrà milanesi non si scherza per niente e sono vere anche le botte. Forse è iniziata una nuova frontiera del “tifo”.
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