Nadia Battocletti è quasi un mito. Medaglia d’argento nei 10000 metri piani ai Giochi olimpici di Parigi 2024, campionessa europea dei 5000 e dei 10000 metri piani a Roma 2024. Il Foglio l’ha intervistata.
«Quello che è cambiato veramente è che tutti mi osservano per vedere se sono io. È gratificante, e a volte anche divertente».
La fermano al supermercato?
«Esattamente. L’altro giorno sono andata a fare la spesa e sono stata fuori due ore e mezza: dovevo comprare solo due cose. Le persone mi guardavano, non capivano se ero io. Uno del mio paese si è avvicinato: ‘Ma cosa ci fai qui?’. Faccio la spesa. Dovrò pur mangiare, no?».
Ha ispirato le persone. Ha capito perché?
«Mi sono arrivate tante di quelle lettere a casa, con i disegni dei bambini o con le richieste di consigli da parte dei genitori, che mi si è riempito il cuore. Una cartoleria di Madonna di Campiglio mi ha inviato un pacco così, un pacco pesantissimo, con tutti i ritagli di giornale. Si sono presi la briga di evidenziare il mio nome su ogni giornale. Ecco, vedere queste cose, questa vicinanza, è il segno che davvero ho lasciato qualcosa».
Al tempo delle mail lei riceve ancora lettere?
«Scrivono sulla busta Val di Non o Cavareno con il mio nome e il postino le porta. Mi è arrivato un disegno di una bambina di otto, nove anni. Anche lei abita in una valle molto simile alla mia. Ha fatto un disegno con tutti i dettagli precisi precisi. Il disegno della gara e quello del podio con una scritta: “Mi sei entrata nel cuore. Per me sei la migliore”. L’ho appeso sopra la scrivania».
Los Angeles 2028, è pronta all’attesa di quattro anni?
«Non vedo Los Angeles così lontana. Anzi, è davvero dietro l’angolo. Siamo costellati di eventi, tra Mondiali, Europei e meeting, che l’Olimpiade arriva subito. Mio padre sta già programmando le cose fino all’anno prossimo».
Ha capito qual è il suo limite?
«No, e quella cosa mi fa paura. Forse proprio perché devo ancora scoprirlo».
Battocletti fa delle gare molto lunghe: a cosa pensa? Si svuota la testa?
«Sono sempre concentrata. È una cosa decisiva perché basta un errore di un secondo e le cose possono cambiare. Quindi bisogna rimanere concentrati su ciò che accade, rimanere lì. Ma restare focalizzati non è una cosa che si fa da un giorno all’altro. La testa conta. Mi sto facendo aiutare da una mental coach, Elisabetta Borgia. Ha captato la persona che ero e insieme si lavora in prospettiva di ogni singola gara, che è sempre funzionale all’evento più importante».
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