Miriam Sylla, schiacciatrice della Nazionale di Velasco e della Numia Vero Volley Milano, è stata intervistata da MoltoDonna, magazine mensile edito dal Messaggero. Una lunga intervista dopo l’oro alle Olimpiadi di Parigi in cui parla delle sue emozioni e delle difficoltà affrontate nella vita.
Miriam e l’abbraccio con il papà Abdoulaye dopo la finale vinta a Parigi. L’oro arriva dopo un’importante promessa a mamma Salimata.
«In quell’abbraccio c’era tanta gratitudine: papà mi ha fatto capire che era orgoglioso di me perché avevo mantenuto una promessa fatta alla mamma, che si era ammalata e che se n’è andata nel 2018. Prima di Rio 2016 le avevo infatti promesso di portare a casa una medaglia. Le avevo detto l’oro. Poi mi sono pentita, perché questa promessa mi stava divorando. Finalmente ce l’ho fatta».
Racconta come i suoi sono arrivati in Italia, una storia assurda. Lei è nata a Palermo. Quando incontra Mattarella, il presidente le chiede: «“Miriam, quando vai a Palermo?”. E io: “Signor Presidente, quando avrò del tempo!”. In estate sono scesa a trovare i miei nonni».
Le schiacciate vincenti nella vita?
«Quando mi sono rialzata dagli infortuni, dalla storia del doping (scagionata nel 2017, riconosciuta la contaminazione alimentare), dalla perdita di mia madre. Quelle le descriverei come schiacciate vincenti».
Ha affrontato anche un disturbo alimentare a causa della percezione del suo fisico:
«Da piccola mi sono sempre fregata del fatto di avere un fisico prorompente ed essere un po’ più in carne. C’è stato un periodo duro in cui rimettevo per cercare di smaltire quello che avevo mangiato. Avevo paura di metterlo sulla bilancia. Poi ne sono uscita».
Un passaggio anche sugli episodi di razzismo vissuti:
«Mi è capitato anche da piccola, ma non vale. Perché i bambini cattivi non hanno esperienza e su cosa ti attaccano? Sulla prima cosa che vedono. Tu non nasci cattivo o razzista. Lo diventi in base alle informazioni che ti arrivano. Quindi sì, da piccola a scuola non sono stata molto fortunata, però amen. Adesso che sono più grande mi capita che qualcuno mi guardi schifato. Ma non sono la prima».
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