Marco Calabresi per corriere.it - Estratti
JANNIK sinner VINCE IL TORNEO MASTERS 1000 DI CINCINNATI
Se la sentenza dell'International Tennis Integrity Agency darà a Jannik Sinner la possibilità di giocare lo US Open, provata l'assunzione involontaria di Clostebol, il tribunale dei social non perdona.
Nick Kyrgios ci è andato giù duro, anzi durissimo: «Ridicolo, che sia stato accidentale o pianificato. Sei risultato positivo due volte al test con una sostanza (steroide) proibita...dovresti stare fuori 2 anni. Le tue prestazioni sono migliorate. Crema per massaggi...Sì, bello».
All'australiano si aggiunge il canadese Denis Shapovalov, e anche lui non le manda a dire: «Non riesco a immaginare cosa stiano provando in questo momento tutti gli altri giocatori che sono stati squalificati per sostanze contaminate.
Regole diverse per giocatori diversi». Tra le risposte al tweet di Shapovalov, anche quelle di Lucas Pouille, tennista francese attualmente impegnato nelle qualificazioni allo US Open: «E che dire dei giocatori che sono stati squalificati solo per 3 mancate presenze e non sono mai stati testati positivi?».
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L’UOMO DEI MUSCOLI E L’EX FISIO DELLA VIRTUS SPARITI DALL’ANGOLO
Marco Calabresi per corriere.it - Estratti
Da qualche settimana, il box di Jannik Sinner era un po’ più vuoto. Anche a Cincinnati, dove il n.1 del mondo ha vinto il suo quinto titolo del 2024, c’erano oltre all’amico-manager Alex Vittur soltanto Simone Vagnozzi e Darren Cahill, i due allenatori di Jannik: quelli che gli danno consigli tecnici o, nel caso di Cahill durante l’estenuante maratona contro Zverev, gli dicono di «giocare con il cuore». Mancava la parte fisica: sia il preparatore atletico Umberto Ferrara che il fisioterapista Giacomo Naldi.
Ce li ricordiamo tutti abbracciati a Melbourne, come fossero un’unica entità, dopo il trionfo di Jannik all’Australian Open: ingranaggi di una macchina perfetta. Vagnozzi e Cahill, Ferrara e Naldi, rispettivamente «l’uomo dei muscoli» e il ragazzo bolognese che per seguire Sinner aveva lasciato il suo lavoro alla Virtus Bologna per girare il mondo con Jannik, con poche eccezioni: una di queste era stato Wimbledon 2023, per il suo matrimonio. Uno ha tirato l’altro, nel team di Sinner: dopo la separazione da Riccardo Piatti, Jannik si era affidato ad altri specialisti prima di scegliere Ferrara, bolognese, laureato in chimica e tecnologie farmaceutiche, che di Sinner ha curato anche l’alimentazione. Quando fu il momento di cercare un centro specialistico per un infortunio alla caviglia destra, Ferrara consigliò proprio Naldi.
giacomo naldi sinner umberto ferrara
Nel file da 33 pagine con il procedimento dell’Itia, Naldi viene nominato 78 volte, Ferrara «solo» 51: sono attori protagonisti, molto più di Sinner, in questa vicenda, fatta di enorme leggerezza visto che si ha a che fare con un atleta professionista ma anche di ricostruzioni dettagliate che, per quanto in una minima parte discordanti, hanno consentito a Jannik di uscirne senza conseguenze dal punto di vista sanzionatorio.
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Di conseguenze psicologiche, invece, Sinner ne deve aver avute parecchie, riavvolgendo il nastro. Perché dalle uniche parole di ieri («Ora posso buttarmi alle spalle un periodo molto difficile e profondamente triste»)
(…) Al ritorno in campo riuscirà davvero Sinner a mettersi alle spalle questo periodo? E tutte le reazioni dei colleghi che si stanno moltiplicando incideranno? Se sì, quanto? A dare una carezza a Jannik, ci ha pensato Darren Cahill, a Espn: «Non farebbe mai nulla intenzionalmente. Era in una situazione sfortunata. La verità è venuta fuori, nessuna colpa, nessuna negligenza e spero che possa mettersi tutto alle spalle, giocare e migliorare».
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PIETRANGELI
Estratti da open.online
Nicola Pietrangeli non ci sta: «È innocente ma è stato punito e ha perso 300.000 dollari. Ma se è stato accidentale, mi domando io, perché gli sono stati tolti i punti e i soldi di Indian Wells?». L’ex campione italiano, 90 anni, difende Jannik Sinner, l’attuale numero 1 al mondo, in un’intervista all’Ansa dopo la notizia della sua penalizzazione a causa di un risultato positivo a un controllo antidoping.
«È una cosa inammissibile, non capisco perché lui non abbia fatto ricorso. Magari è stato consigliato e ha fatto benissimo, ma se sei innocente non capisco perché».
(…) « A me non è mai capitato, ma se lui non c’entra nulla, come ribadisce la sentenza, non capisco perché venga punito. E questo ente indipendente può decidere una cosa del genere? Questa è una faccenda che deve decidere la Federazione internazionale o l’Atp, c’è qualcosa che non va. Non è stato trovato positivo a un controllo antidoping; o lo punisci o, siccome non c’entra nulla, non si fa niente».
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