Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Si è chiusa a Monaco di Baviera, città di epoche spesso nuove e non tutte gradite, la famosa leggenda dell' Italia difensivista e un po' catenacciara. È nata un' Italia nuova, non so quanto durerà, le squadre giocano sempre a soggetto, ma è nata un' Italia che costringe gli altri a difendersi. Abbiamo attaccato sempre e preso pericoli in contropiede, la nostra vecchia specialità. Sbagliamo oggi più delle prime uscite perché siamo veri, meno universitari, più dentro la vita e nella vita si sbaglia. Ma lasciamo agli altri solo il talento oggettivo, impediamo a tutti di giocare davvero a calcio.
Non so come sia successo, non lo ricordo più. Ma è come se qualcuno fosse arrivato a dire parole semplici nei grandi dubbi del calcio da bar. Mancini ha fatto qualcosa di impensabile, ha cancellato la complessità, la faziosità, il campanilismo e ha chiesto improvvisamente di giocare veloci.
Non precisi sempre, solo veloci. È crollato un mondo, è finita una canzone che sembrava starci addosso come un inno nazionale. Gli uomini della notte sono due: il primo è Insigne che segna un gol che cambia le sua storia, diventa un' idea nel tempo, un pezzo della vita di tanti italiani. Si gioca a calcio per trovare angoli esistenziali come questi, brevi e selvaggi, raccontati ovunque per generazioni.
Il secondo è Spinazzola, oggi uno dei migliori giocatori d' Europa, un camminatore di cristalli, un Vermeer che pittura sul ghiaccio quando il ghiaccio ha deciso di rompersi. Tutta la differenza crudele che accade quando un eroe diventa martire. C'è nel suo pianto l'ingiustizia che ci spinge oltre, il sacrificio ultimo per poter essere grandi. Ettore muore, Achille muore, non c'è leggenda senza dolore. E Spinazzola da oggi ha la sua leggenda. Abbiamo subito nei primi trenta minuti quando siamo stati cauti perché volevamo capire il tavolo, le capacità di rilancio, la loro disponibilità al bluff e alla realtà.
Una volta visto che Chiellini teneva Lukaku e Bonucci era il secondo marcatore di Doku e De Bruyne, abbiamo dato briglia sciolta alla nostra natura di razionali talentuosi.
Insigne ha spezzato (come previsto) l' altezza della loro linea a tre e ha trovato il gol che ha deciso la partita.
Gli ultimi del racconto sono Barella e Verratti, uno dentro un gol da Maradona, l' altro dovunque e sempre con intelligenza. Questo ha deciso a Monaco, l'intelligenza del gioco, non la bellezza, quella è una conseguenza. Sono felice. Capita poche volte che un cronista possa dirlo, ma mi sono emozionato e ringrazio.