Raul Brancaccio, 26 anni, è il volto nuovo del tennis italiano ma per vicende tristi. È il tennista campano (di Torre del Greco) che al torneo di Napoli si è ritrovato parte del pubblico contro, lo hanno riempito di insulti perché avevano scommesso contro di lui. Ha finito col perdere col francese Herbert dopo aver avuto sette match-point. Ha pubblicato un suo sfogo su Facebook e oggi Repubblica lo ha intervistato. Ripercorre la vicenda e poi dichiara che quel che è successo a lui succede a tanti altri tennisti.
«Posso dire senza tema di smentita che noi tennisti siamo stanchi di ricevere minacce ogni giorno per colpa di questa gente che scommette sul game, sul punto, sul risultato, sul punteggio, sul servizio, sui game, sul numero dei punti fatti in un set, su quello totale, su tutto insomma e lo fa praticamente in diretta mentre assiste alla gara in corso in tribuna, con i telefonini, cosa che è assolutamente vietata. Non si può fare e invece si fa. Questo è uno sport di signori così diventa altro, devo ripetermi».
Come arrivano le minacce?
«Sui social. Sia se vinci sia se perdi, non cambia. Dipende se hanno scommesso sul tuo successo o sulla tua sconfitta. Minacce di morte, anche ai familiari e questo per me è insopportabile, intollerabile e inaudito».
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Dopo il suo post che reazioni ha avuto?
«Tanta, tantissima solidarietà».
In particolare?
«Mi ha fatto un gran piacere il messaggio di Matteo Berrettini. Mi ha consolato per la sconfitta scrivendomi che anche a lui è successo addirittura di non sfruttare ben 12 match point e mi ha invitato ad andare avanti e a non badare a quella gente che mi urlava contro perché col tennis non c’entra nulla. Ma l’Atp deve muoversi».
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