Estratto dell’articolo di Stefano Boldrini per “il Fatto Quotidiano”
La notizia è stata diffusa dal sito dell’Agenzia mondiale antidoping, mentre Jannik Sinner era in campo nel torneo Atp 500 di Pechino contro il russo Safiullin, battuto in rimonta (3-6, 6-2, 6-3), con relativo accesso ai quarti: la WADA ha presentato ricorso contro la sentenza dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency) che ha assolto ad agosto il campione italiano nel caso della positività al Clostebol.
È stato chiesto uno stop di uno o due anni. È la prima volta che la WADA contesta la decisione dell’ITIA: la palla passa ora alla Corte arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna, ma Jannik potrà giocare fino al giorno del verdetto. […]
Adriano Panatta, anche lei è sorpreso?
Non sono un esperto di questioni giuridiche, ma anche dopo questo ricorso, resto fermamente della mia idea: Sinner è innocente. La sostanza rilevata è infinitesimale, siamo nell’ordine del miliardesimo in termini percentuali. Sappiamo che il Clostebol si trasmette con estrema facilità, basta una stretta di mano. La linea difensiva di Sinner mi pare credibile: si è trattato di un errore, o di una leggerezza del fisioterapista.
La WADA ha chiesto uno stop che potrebbe fermare Sinner anche per due anni.
Di fronte alle percentuali riscontrate, sarebbe davvero un’enormità.
Il caso/non caso Sinner impone una riflessione sul doping del tennis: la chimica si sta diffondendo anche in questa disciplina?
Il doping è una piaga dell’intero mondo dello sport. Va anche sottolineato che negli ultimi decenni i controlli sono diventati più sofisticati e sono quindi aumentate le positività.
In alcune discipline, l’uso di sostanze dopanti si può leggere nella fisionomia del corpo di un atleta: nel tennis quali possono essere le “spie” di qualcosa che non torna?
Molto banalmente, quando avviene un improvviso e consistente aumento dei muscoli delle braccia è legittimo avere qualche sospetto. Anche le dimensioni del collo possono indicare un’anomalia.
Negli anni Settanta e Ottanta il doping si era già affacciato nel mondo del tennis?
Ai miei tempi non esisteva, basta guardare le foto dei giocatori dell’epoca. Il tennis non era dominato dalla componente atletica. […]
Cosa è emerso a suo parere nella vicenda-Sinner?
Mi pare abbastanza evidente che ci sia una situazione di disparità tra chi può permettersi un pool di avvocati di altissimo livello e chi, invece, non possedendo risorse importanti, non può difendersi con la stessa efficacia. Mi dicono che a certi livelli i legali abbiano costi elevati, parliamo di centinaia di migliaia di euro o addirittura milioni. Il sistema del ricorso non è democratico.
Questo aspetto è stato sottolineato da un simbolo della lotta al doping come il professor Alessandro Donati e da un giocatore con lo status di Djokovic.
Io credo nell’innocenza di Sinner, ma credo anche nel diritto di una difesa adeguata anche per chi ha risorse minori. Il problema è che i giocatori top hanno introiti che consentono di pagare gli avvocati migliori, mentre ci sono tennisti del circuito che faticano a comprare il biglietto per l’aereo. […]