Adriano Panatta per corriere.it - Estratti
Tirare forte sulle righe, a tennis si vince così. Jannik Sinner lo sa fare meglio di tutti in questo momento. Ed è per questo che è diventato numero uno. È il più forte. Vi sono altri modi per dirlo? Non è un leader per caso, non potrebbe esserlo.
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Pechino, Vienna, la finale delle Finals a Torino, poi la conquista della Davis. E poi gli Australian Open. Al Roland Garros è giunto dopo un infortunio che poteva avere conseguenze peggiori e ha scalato il tabellone fino alle semifinali, le sue prime in questo torneo. Le vittorie sono trentatrè, le sconfitte appena due, e una delle due giunta dopo un clamoroso errore arbitrale (a Montecarlo).
Sono numeri da campione. Anzi, numeri da primato. Non c’è casualità in questa scalata che ha affrontato per arrivare lassù. Credo, anzi, che Sinner giunga all’appuntamento con il gradino più alto del podio pienamente consapevole della sua forza, del proprio valore. L’avevo detto più volte, nei mesi scorsi. Gioca da numero uno, lo diventerà presto, per certi aspetti lo è già...
Sensazioni che ti circolano dentro, più importanti dell’ufficialità stessa che verrà dalla classifica di lunedì prossimo. I numeri del tennis sono spesso complicati, e non viaggiano veloci come le convinzioni che accompagnano gli eventi. Bastava guardarlo, il giovane Sinner. Anzi, è stato bello seguirlo match dopo match, e vederlo crescere, trasformarsi da ragazzo a uomo, cambiare nelle espressioni, nei modi di fare, di affrontare gli avversari e anche di parlare in pubblico.
Il primo ad annunciarmi la lieta novella fu un ex tennista che sapeva giocare bene, Andreas Fink. «Lassù, sulle montagne c’è un ragazzino talmente forte che potrà diventare il nuovo numero uno». Mi parlava di un bimbo e non potei risparmiarmi una battuta... «Ci arriverà sciando?».
Ci ho ripensato in questi giorni, la battuta ci stava, ma Andreas aveva visto giusto. Eppure, non c’è predestinazione nella nuova conquista di Sinner. C’è lavoro, attenzione, preparazione, certo anche sacrificio. C’è una voglia davvero particolare di fare le cose per bene. Il bel team che lo segue gli ha dato una mano. Ma condurre un tennista sulla vetta del nostro sport non è mai un punto d’arrivo. Piuttosto è l’inizio di una seconda vita sportiva, che presenterà nuove difficoltà e dovrà essere coadiuvata da nuovo studio e nuovi sacrifici.
Al numero uno si chiede di vincere, e a Sinner chiederanno di farlo da questo Roland Garros. Si chiede di stare lassù il più a lungo possibile. Aumenteranno i guadagni, certo, ma anche le responsabilità. Dovrà diventare numero uno dentro.
Djokovic a parte, se mai tornerà competitivo come un tempo, gli avversari di lungo termine si restringono ad Alcaraz, forse a Zverev. Poi ci saranno quelli di giornata e a breve si presenteranno quelli del futuro. Ma al momento non c’è chi possa batterlo. Se ho imparato a conoscerlo, aver raggiunto la vetta è una nuova sfida che Sinner ha tutta l’intenzione di vincere.
PIETRANGELI
Anche la leggenda Nicola Pietrangeli applaude allo storico traguardo raggiunto da Jannik Sinner, nuovo numero uno del tennis mondiale. L'icona della racchetta italiana, che aveva già previsto la scalata dell'altoatesino, si è unito al coro delle felicitazioni: "È una bella notizia, già da qualche tempo dava l'impressione di essere il migliore".
"Questo risultato è come vincere il titolo olimpico, - prosegue Pietrangeli - adesso è lui l'uomo da battere. Un po' come in quei film con un ricercato, tutti vorranno prenderlo, ma non sarà facile per nessuno. Quanto resterà numero uno? Molto dipenderà dal suo stato fisico, l'anca è una brutta bestia".
L'incontentabile Pietrangeli, come da suo carattere, riesce a trovare un 'neo', peraltro trascurabile, sul primato nel Ranking di Sinner: "Il momento è finalmente arrivato, peccato solo per il modo, giocare contro Djokovic e batterlo sul campo sarebbe stato ancora più bello. Ma ci mancherebbe, va bene anche così".
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