Kyrgios ha commentato su "X" il post di un altro account che scrive: "Ogni giocatore battuto da Sinner sta pensando la stessa cosa: 'Questo s*****o non dovrebbe essere nemmeno in campo in questo momento'". Sotto al tweet, ecco la risposta del tennista australiano: "Sì, ridicolo".
SINNER
Gaia Piccardi per corriere.it - Estratti
Il coach Simone Vagnozzi che entra in campo di corsa, lo sorprende alle spalle mentre è accosciato per le foto con il trofeo e gli fa il solletico, strappa a Jannik Sinner il primo vero sorriso dell’intero swing in Asia.
Sono giorni agrodolci, dentro la tempesta. La perentoria vittoria a Shanghai aggiorna i libri contabili del numero uno (17° titolo Atp, 3° Master 1000 della stagione dopo Miami e Cincinnati, 7° trionfo su 8 finali raggiunte quest’anno), scomoda i soliti paragoni importanti
(due Major e tre Master nella stessa stagione solo Federer, Nadal, Djokovic e Sampras: un rotary di leggende) e sancisce un altro step — definitivo? — del passaggio di consegne tra passato, Novak Djokovic, e presente: è Jannik Sinner il ragazzo della Gen Z che meglio di ogni altro ha saputo raccogliere l’eredità del migliore, ancora una volta ridotto a comprimario.
Una finale decisa da un break, al quarto game del secondo set (7-6, 6-3), consegna il futuro all’azzurro che si conferma Dolomite nonostante tutto; eppure non c’è capitale del tennis, da Miami (dove apprese delle positività) a Cincinnati (dove il caso Clostebol è diventato pubblico), da Pechino (dove ha saputo del ricorso della Wada contro la sentenza di proscioglimento) a Shanghai, che non segni una tappa del suo personalissimo percorso a ostacoli.
«Quest’anno è durissimo per molti motivi. A tratti ho perso il sorriso per i problemi fuori dal campo, che ogni tanto fanno capolino nella mia testa. Non è facile giocare in queste condizioni ma quando lo faccio cerco di divertirmi il più possibile e vincere aiuta, oltre a essere la prova del lavoro quotidiano con il mio team».
JANNIK SINNER VINCE A SHANGHAI - MEME BY CUSSIDDU
Lo sguardo è serio, il volto tirato, anche il Capodanno da festeggiare da 19° re della storia del tennis gli concederà un orizzonte di serenità di breve durata. Jannik lo sa, si aggrappa allo sport che ha scelto e al mondo che ha creato, il migliore di quelli possibili. Il suo regno (10 giugno) è iniziato poco prima della fine dell’età dell’innocenza (19 agosto, data della decisione di Sport Resolutions), i detrattori non mollano la presa, il Tas dirà l’ultima parola su questa faccenda. Il suo tennis non mostra crepe ma la sua espressione dice più di tante parole.
E benché il sistema sia strutturato per proteggerlo, per fare in modo che si parli d’altro, Jannik continua a puntare gli occhi negli occhi dell’opinione pubblica: «Cerco di ricordare a me stesso che non ho fatto niente di male e di restare tranquillo se sbaglio una palla. Ogni giorno è diverso dal precedente. Sono soddisfatto di come gestisco le cose in campo. Controllo tutto ciò che posso, cioè il corpo e la mente».
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