Mattia Furlani, 19 anni compiuti da un mese, argento ai Mondiali indoor di atletica leggera a Glasgow, intervistato dal Corriere della Sera.
Ha ricevuto un messaggio da Tamberi però, gli chiede il Corsera con Gaia Piccardi, non avrebbe diviso l’oro mondiale con il greco Tentoglou, fuoriclasse della specialità, che ha eguagliato con un salto da 8,22 metri.
«Beh, intanto io con Tentoglou non ho il rapporto che Gimbo ha con Barshim, con cui a Tokyo ha vinto l’oro olimpico ex aequo. E poi Glasgow era un Mondiale, non l’olimpiade. Comunque sì, per come sono fatto io sarei andato avanti a gareggiare».
L’ultimo salto, nullo di 14 cm, è stato valutato 8,60. Voleva vincere a tutti i costi.
Furlani: «Non volevo accontentarmi, più che altro. Ma a 19 anni ci sta anche prendere un argento mondiale. Spero di aver aperto un ciclo. Sono giovane: ora mi serve acquisire esperienza e irrobustirmi fisicamente».
La sua medaglia, come quelle di Simonelli (ostacoli) e Dosso (60 metri), ha ricevuto anche commenti beceri sui social. La vera integrazione, in Italia, è quella dell’atletica?
«Sono d’accordo. È incredibile parlare ancora di multiculturalità nel 2024. Sono nato in Italia, pago le tasse in Italia, mangio italiano, parlo tre lingue: italiano, romano e reatino. Il problema è il colore della mia pelle? Ma dai…».
Un vicecampione del mondo che non ha la patente.
«Darò l’esame a metà marzo, ho dovuto rimandare le lezioni di teoria per il Mondiale di Glasgow. E a giugno ho la maturità scientifica. Nel frattempo mi muovo in autobus».
E dove va, in autobus?
«A trovare Giulia, la mia ragazza, a Roma nel weekend. È romanista sfegatata come me (a proposito, grazie alla As Roma per la storia su Instagram con cui ha festeggiato il mio argento), andiamo allo stadio, a giocare a bowling o in giro a piedi per Roma, la città più bella del mondo».