The Last Dance ha riportato inevitabilmente l'attenzione su tante delle curiosità collegate al mondo di quei Chicago Bulls di cui Michael Jordan era ovviamente la stella più lucente. Fra i protagonisti, spesso fuori dal campo, c'era anche e soprattutto Dennis Rodman di cui continuano a tornare in auge diversi retroscena.
Era il Novembre del 2010, quando Rodman intervenne in diretta in una radio della Florida allo Jorge Sedano Show. Un collegamento di 7 minuti divenuto presto surreale dato che l'ex ala dei Bulls fin da subito mise in imbarazzo il conduttore. Durante il collegamento non sono infatti mancati risatine e gemiti di una ragazza in sottofondo, Theresa, che stava regalando a Rodman momenti di piacere...orale.
Difficile parlare di basket tanto che lo stesso Rodman confermò: “No, è solo lei che sta arrivando proprio lì al punto e questo è fantastico. Lo sai? Sono davvero al settimo cielo“. Pronta la risposta del conduttore: "Perché mi hai chiamato? Per quale cavolo di motivo hai voluto parlare con me? Se hai quella ragazza lì, per quale motivo hai voluto chiamarmi Dennis?". E per 7 minuti è stato solo un grande show.
RODMAN
Da nbareligion.com
Scottie Pippen, per esempio, è rimasto parecchio infastidito da alcuni passaggi che lo hanno ritratto come protagonista. Per non parlare di Horace Grant, che avrebbe definito il documentario 90% BS – abbreviativo di bullshit.
Tra i tanti scontenti che accusano il prodotto del regista Jason Hehir, c’è anche chi evidenzia gli aspetti positivi. Dennis Rodman, infatti, ha chiarito subito la sua posizione, dichiarando di non avere nulla in contrario a come è stata realizzata la serie e alle modalità con cui sono stati “ritratti” i protagonisti dei Chicago Bulls.
In un’ intervista nel programma Good Morning Britain il numero 91 dei Bulls ha dichiarato:
“I giocatori erano un po’ arrabbiati perché sentivano che Michael li stava gettando sotto il bus: ‘Ragazzi, non stavate facendo quello che voglio che facciate, io sono il più grande, sono determinato a vincere qualunque cosa’.
Michael parla sempre della squadra, i miei compagni di squadra. Mentalmente non penso che fossero abbastanza forti da gestirlo. Phil Jackson è un allenatore rilassato ma Michael è più tipo ‘Vado a vedermi diventare famoso’. A me chiaramente non importava perché ero già famoso.”
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Dunque Rodman ritiene che i suoi ex compagni di squadra non sono abbastanza forti mentalmente per sostenere le critiche di Jordan e della serie tv. Inoltre proprio perché questa ha dato loro gloria e rilevanza di aspetti negativi e positivi, non dovrebbero essere così irritati.
L’ex Bulls a poi aggiunto che non è stato minimamente influenzato da tutti questi aspetti e che il suo punto di vista sui fatti accaduti non è mai cambiato.
D’altra parte Rodman non ha passato la sua intera carriera a Chicago. Ha trascorso anni in altre franchigie che lo hanno reso famoso già prima di passare al fianco di Michael Jordan. Come per esempio ai Detroit Pistons, dove ha vinto ben due titoli con i Bad Boys.
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