Luciano Moggi per “Libero quotidiano”
Sarà vero? Non lo so, ma ci credo! Sono nato in un piccolo paese, Monticiano, vicino a Siena, dove studiavo con i sacrifici di lavoro di mio padre che voleva fare di me una persona erudita, diversa da lui, costretto come era a faticare lavorando al bosco per mantenere la sua famiglia.
Avevo 18 anni. Una notte mi parlò in sogno una voce lontana, confusa da un fruscio che sembrava vento, lasciandomi perplesso soprattutto al mio risveglio quando cercai di ripassare quanto avevo sentito in sogno, senza riuscire tra l' altro a capire chi mi avesse parlato. Nel momento pensai trattarsi di un compagno di gioco che conosceva la mia passione per il calcio.
LUCIANO MOGGI E DIEGO MARADONA
DIEGO MARADONA E LUCIANO MOGGI
Non tenni comunque conto di quelle parole perchè le ritenevo facenti parte dei desideri che spesso la propria mente elabora dormendo: «Sei nato povero per cui avrai capito cosa significa la povertà. La tua passione per il calcio non sarà esaudita come calciatore, avrai però fama mediatica, e anche ricchezza. Ma ricchezza e fama ti travolgeranno e capirai allora cosa significa il calore della famiglia rispetto alle luci della ribalta. Gli amici più cari ti volteranno le spalle, sarai anche tradito, avrai processi, e sarai messo all' indice da chi prima ti esaltava. Qualcuno ti sarà comunque vicino per proteggerti dalla cattiveria altrui e alla fine, tra i malvagi ,ci sarà chi confesserà la sua malafede». Questo il sogno, queste le parole.
PAVEL NEDVED COME LUCIANO MOGGI
Ai sogni si può credere e non credere, eppure quel sogno aveva rivelato in anticipo il percorso della mia vita lavorativa che forse una mano superiore aveva disegnato per me. Quella stessa mano che volle anche farmi capire che qualcuno mi avrebbe dato la forza e il coraggio necessari. Nel 2004 ricevetti una lettera da una signora di Palermo che mi chiedeva di potermi parlare. Di queste lettere ne ricevevo tante, che evadeva direttamente la mia segretaria. Questa invece stranamente me la tenni personalmente e andando a giocare a Palermo invitai la signora a venirmi a trovare.
LUCIANO MOGGI E CORRADO FERLAINO
IL PASTORE Mi si presentò una vecchia signora che mi disse di essere arrivata a me, tramite i figli, ai quali aveva rivelato il sogno da lei fatto e il mio nome che le era stato menzionato appunto nel sogno. Non sapeva addirittura che genere di lavoro facessi, sentiva solo il bisogno di rivelarmi quanto aveva sognato. Questo il suo racconto: «Mi apparve un gregge di pecore con dietro un pastore.
All' improvviso mi comparve Padre Pio che mi disse "vedi quel pastore è Luciano Moggi, digli che gli voglio tanto bene"». Rimasi di sasso a questa rivelazione, ringraziai la signora, e la mia mente tornò a ritroso a quel sogno, quando avevo appena 18 anni. Fu in quel momento che dentro di me, come una scossa, nacque quella carica emotiva che in seguito mi ha portato a dimostrare a tutto e tutti la mia innocenza. Senza paura di niente e di nessuno. Neppure di coloro che hanno infierito su di me calcando la mano su reati "a consumazione anticipata", non suffragati dai fatti e con gli arbitri tutti assolti.
Per potermi così collocare nel tritacarne del sentimento popolare con l' aiuto di certi media, nel mezzo del tifo calcistico che, a seconda del colore di appartenenza, non risparmia nessuno, ancorché innocente.
Amici lettori spero vorrete scusarmi se per una volta non scrivo di sport, sentivo però il bisogno di manifestarmi a voi per come veramente sono. L' ho fatto in questo triste periodo di coronavirus perchè la nostra Italia che è attualmente pervasa di buonismo, con la paura che ci affratella, chissà che non ci sia chi abbia voglia di redimersi preso dalla paura del virus e soprattutto con il timore di poter essere sottoposto al giudizio finale di un Essere Superiore.
Qualcuno mi suggerisce Palamara, il terribile PM del processo GEA,(finito senza condanne) di cui il rimpianto presidente della Repubblica Cossiga ebbe in largo anticipo ad elencare tutte le negatività, oggi venute alla luce. Se ciò avvenisse si potrebbe veramente ipotizzare una profezia quel sogno dei miei 18 anni. E vorrebbe anche significare che i sogni non sempre sono solo divagazioni notturne e desideri spesso non appagati di ognuno di noi.
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