“Ho visto Vialli ballare in mutande su un tavolo al ristorante Baraonda di New York nel 1994 quando con Massimo Mauro collaborava al 'Processo di Biscardi' durante il Mondiale americano, al quale non aveva partecipato perché Sacchi lo aveva lasciato a casa dopo un infortunio e qualche incomprensione”.
Non è mai convenzionale Fabio Caressa quando parla del “rapporto speciale” che lo lega a Luca Vialli. Nel suo libro “Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio” (Sperling&Kupfer) ricorda i tempi insieme a Sky, "le nottate a mangiare pasta “con sughi impossibili inventati al momento” dopo qualche trasferta di Champions e quell’esibizione memorabile nel locale newyorchese durante i Mondiali di Usa '94: “Uno spogliarellista era l’attrazione di un addio al nubilato al tavolo accanto e, malauguratamente per lui, dopo averlo riconosciuto, lo sfidò a una specie di gara su chi avesse il fisico più bello. A giudicare dagli applausi della futura sposa vinse Luca a mani basse...”.
Sorrisi e allegria ma anche qualche insegnamento per resistere agli urti della vita e degli avversari. Negli annali resta la partita nel 2006 a Duisburg tra giornalisti al seguito delle varie nazionali. In campo, per Sky, c’erano anche Boban e Vialli. Caressa rammenta: “Dico a Luca: 'Oh, ma il 7 me sta a menà forte'. Lui mi risponde: “Si vede che non ti fai rispettare”. Alla prima occasione il telecronista sfodera un intervento alla Pasquale Bruno contro lo spigoloso rivale: “Gli entro in scivolata, a gamba tesa, sullo stinco provocandogli una ferita che richiederà 2 punti di sutura”. A Luca dico: “Mi hai caricato come una molla, guarda che mi hai fatto fare”. E lui serafico: “Ti sei solo fatto rispettare. E inizia a ridere…”.
Su Instagram Caressa, visibilmente commosso, aggiunge in un video: “Vialli mi ha insegnato un sacco di cose che portavano al risultato perché poi per lui quello che contava era ottenere un risultato, fossero investimenti, lavoro o questioni familiari. C’è una frase che spiega un po’ chi era Luca. Lui amava dire che nella vita è meglio avere un cachemire che 5 maglioni brutti…”
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