Estratto dell'articolo di Stefano Mancini per “la Stampa”
«Silverstone è la mia pista preferita. Purtroppo non lo è anche per la Ferrari: ci sono troppe curve veloci». Charles Leclerc prepara il Gran premio d'Inghilterra, una delle classicissime della Formula 1. Qui nel 1950 fu disputata la prima gara. «Il secondo posto di domenica scorsa in Austria mi ha ridato il buon umore.
Una volta mi confidavo con papà. Ora che non c'è più, bado a me stesso da solo».
Ha mai dubitato del suo talento?
«No. Ritrovo in fretta la fiducia. Ogni volta che ho lavorato su un punto debole sono migliorato in fretta. Sono sicuro che la prossima volta andrà meglio».
Il secondo posto in Austria l'ha aiutata a mettersi alle spalle un periodo complicato?
«È un buon punto di partenza. Stiamo lavorando nella direzione giusta».
Al via del Gp d'Austria ha attaccato Verstappen: quanto tempo occorrerà per arrivare a superarlo?
«Non voglio dare una data limite. Al momento non abbiamo la velocità della Red Bull, però abbiamo fatto molti passi avanti nelle ultime gare. Il mio feeling con la macchina è migliorato, stiamo lavorando nella giusta direzione. Non posso parlare della loro macchina e di come la svilupperanno, però concentrandoci su noi stessi sono fiducioso che nel medio termine ce la faremo».
A proposito di Verstappen, negli ultimi giri in Austria se lo è trovato davanti all'improvviso: aveva cambiato le gomme per fare il giro più veloce.
«Aveva tre secondi di vantaggio, ho pensato "dai, se sbaglia hai un'opportunità, devi stargli vicino". Ci ho creduto fino alla fine».
(...)
Il suo contratto con la Ferrari scade a fine 2024. Ci sono state voci di uno scambio con Hamilton in arrivo dalla Mercedes...
«Sì, è stato smentito. Non da me, visto che non ne sapevo nulla».
Qual è un buon motivo per restare in Ferrari?
«Ce ne sono mille. Io sono sempre stato tifoso della Ferrari, l'ho sempre amata. Questo è già una ragione valida».
Qual è la strategia di Leclerc per uscire dalle difficoltà?
«Tanti anni fa c'era il mio papà ad aiutarmi (Hervé, pilota dilettante morto sei anni fa dopo lunga malattia, ndr). Ora non ho bisogno di qualcuno in particolare. Poi, certo, ho gli ingegneri e ho Fred (il team principal Vasseur, ndr): con loro discuto molto apertamente quando ci sono situazioni negative».
Di che cosa parla con Vasseur?
«Ci conosciamo da tanti anni, quindi sa che tipo sono, come persona e come pilota. Abbiamo una relazione molto onesta e diretta. Ogni volta che qualcosa non va non abbiamo paura di dirci ciò che pensiamo, e questo ci fa andare avanti più velocemente. Non usiamo giri di parole».
(...)
Quando si arrabbia, come ogni tanto sentiamo nelle comunicazioni radio, dopo quanto tempo le passa?
«In fretta. Succede nei fine settimana che non vanno bene, per errori miei o di altri. Già dal lunedì mi sento carico per tornare sereno in pista».
Pratica sport estremi?
«Purtroppo no. Ho fatto già tutto quello che volevo, in particolare il paracadute quattro anni fa. Un giorno mi piacerebbe andare nello spazio».
È un desiderio che ha anche Hamilton.
«Davvero? Magari ci incontriamo in orbita».
Il suo brano musicale ha avuto successo?
«Sì, più di quanto mi aspettassi».
E in cucina se la cava altrettanto bene?
«Lasciamo perdere: ho imparato che la carbonara si prepara senza panna, poi non ho fatto passi avanti».
A 25 anni, che obiettivo si è posto?
«Diventare campione del mondo con la Ferrari. Non so se e quando avverrà, ma il giorno che lascio la Formula 1 voglio essere sicuro al 200 per cento di aver fatto di tutto per riuscirci».