Estratto dell’articolo di Alessandro Ferrucci per “Il Fatto Quotidiano”
(Daniele Adani, detto “Lele”, è un ex calciatore arrivato in Nazionale: “Sono tra i 900 azzurri”. Di ruolo difensore, da qualche anno è il bomber dei commentatori tv: ogni sua frase, esternazione, esclamazione, iperbole viene analizzata, sezionata, celebrata. O devastata.)
Ha aperto una strada nel campo della telecronaca.
Ho sempre amato il racconto sportivo, l’accompagnamento all’evento: cerco di conciliare l’analisi e la passione. È questo a funzionare, a sobbalzare.
Tra gli appassionati crea dibattito.
Non ho mai vissuto per il consenso. Non sono un politico.
È un uomo di spettacolo.
Dipende da cosa s’intende; sono più un uomo di calcio.
Il calcio è spettacolo.
Il mio status è trasportato dal pallone: il calcio è la guida. E noi siamo un Paese calciofilo.
Ribadiamo: così legati, così divisi. Anche su Adani.
Non sono lì per esserci, do peso alla parola: è una forza importante dell’uomo.
Si rivede, si riascolta?
LELE ADANI ALESSANDRO ANTINELLI - NOTTI EUROPEE
Più all’inizio, mi piace mettermi alla prova; sono uno che pretende molto da se stesso: prima di una partita studio tantissimo, sono meticoloso.
Da calciatore era così?
Questa seconda vita è una conseguenza della prima; pretendevo di capire pure dagli allenatori.
(...)
Nato a Correggio da famiglia operaia: ha in sé una cultura politica?
Non è entrata in casa; e sono di Correggio solo perché era l’ospedale più vicino, in realtà sono di San Martino in Rio. E ci tengo.
nicola ventola daniele adani antonio cassano
Lasciamo Correggio a Ligabue.
Lui è forte, canta la nostra terra; siamo persone che danno valore a ogni conquista, dov’è più importante il meritato dell’ottenuto.
Gente semplice.
Che lavora.
Andava alla Festa dell’Unità?
Alla grande! Non solo a quella di Reggio Emilia, pure nei paesini limitrofi: trovavi gente con passione, con valori, molti volontari; era un modo per uscire di casa e mangiare al ristorante.
E le balere.
Ci arrivavamo con la Fiat 128. Io e mio fratello vestiti bene, in bermuda e camicina.
Quando ha capito di essere un vero giocatore?
Sempre stato centrato e serio: sempre stato un professionista negli orari, nelle abitudini, nel sacrificio. Credo di non aver mai sbagliato un allenamento.
nicola ventola antonio cassano daniele adani
(...)
Ha rimorchiato più da calciatore o da telecronista?
(Silenzio, prolungato. Poi una bella risata) Non ho mai avuto problemi.
(...)
Quindi?
Ora sto bene, ho una vita stabile e felice.
Il però…
Da calciatore è molto più facile; mi sono divertito quando c’era margine per farlo.
Che tattico…
I riscontri ci sono sempre.
Sesso prima della partita?
È personale.
Ci mancherebbe.
Non è un problema fisico o di dispendio energetico, ma di serenità mentale: ognuno dovrebbe sapere come arrivare preparato al match.
Sesso sì, se serve.
Ecco.
(...)
Come allenatore il suo primo punto di riferimento è Silvio Baldini.
Un fratello. Una delle persone più leali e senza filtri che il calcio tende a isolare; mi nominò capitano a Brescia e avevo appena 23 anni.
E… ?
Una volta mi squalificarono, così venne nello spogliatoio: “Venerdì, prima dell’alba, ti porto in un posto: vieni sotto casa”. Destinazione Monte Baldo, lo conosceva bene perché ci andava a caccia o a funghi; fu una passeggiata spirituale e, raggiunta una radura, proprio all’alba, si spogliò nonostante il freddo.
Qual è il messaggio?
Che nonostante il clima, quando uno trova se stesso, non teme nulla. A quel punto mi lasciò per un quarto d’ora, per una sorta di preghiera.
L’ha da subito difesa nei suoi scontri con Allegri.
Con Silvio ci accomunano gli stessi valori.
Oltre a Baldini, in chi ritrova questi valori?
Sicuramente Almeyda, conosciuto ai tempi dell’Inter; e Roberto De Zerbi; (ci pensa) poi Bielsa (allenatore di calcio, ndr) anche se non lo conosco: amo il suo messaggio.
Bielsa e Almeyda, argentini, terra di Che Guevara.
Se credi in qualcosa, ti ribelli all’ingiustizia.
E lei?
Mi ribello alle ingiustizie.
Non è il caso di ribellarsi alla decisione di togliere i raccattapalle?
Hanno rinunciato al ragazzino che consegna la palla all’idolo; hanno rinunciato a un’icona.
Di icone ne ha vissute, come Vittorio Cecchi Gori.
Ho giocato negli ultimi tre anni della sua gestione, prima del fallimento: persona appassionata, con la Fiorentina dentro; (sorride) di lui ho due immagini: dopo la vittoria contro il Manchester United in Champions era talmente felice da entrare nello spogliatoio, e sempre felice è finito nella cesta dei panni sporchi.
Finito?
Buttato. Però felice.
La seconda?
Non prendevamo lo stipendio da mesi, eppure chiamava tutti, me compreso e ci invitava: “Non credete alle voci, metto tutto a posto”. È fallito.
In quella Fiorentina c’era Batistuta.
Un maniaco della perfezione, più legato al gol che ad altro; conviveva perennemente con il dolore, arrivava agli allenamenti con le caviglie gonfie, il massaggiatore a disposizione; poi aveva una vita propria, distaccata dal gruppo.
Da star.
Magari tornava dall’Argentina, era atterrato poche ore prima della partita e con in corpo il fuso orario diverso, ma scendeva in campo e segnava; anni dopo l’ho ritrovato in Qatar e mi ha colpito la frase: “Finalmente sono felice”. Non sentiva più il dolore alle caviglie. Camminava da uomo libero.
Cassano lo descrive come un uomo tirchissimo.
Antonio non conosce le sfumature: esiste il bianco o il nero.
Quando nelle vostre trasmissioni parla Cassano, lei trema?
In questo mondo la maggior parte delle persone non solo non dice nulla, ma non crede neanche a quello che dice; Antonio è la voce della libertà.
Il carattere l’ha limitato calcisticamente?
È anche leale e sincero. E lo ripete: “Ero un cazzone, non mi comportavo da professionista”; (pausa) resta un dato: ha giocato con Milan, Roma, Inter, Nazionale e Real Madrid.
Sulla carta il cv c’è.
Oggi è il Gattuso del Padel.
(...)
Alcuni, ma è relativo; (serissimo) da tempo mi ripetono: “Sei meglio da commentatore che da calciatore”. Ed è vero?
Mai detto “non è vero”.
Andiamo sul “ma”…
Sono partito da San Martino e sono arrivato in Nazionale; sa quanti calciatori hanno vestito la maglia azzurra?
Dica.
Circa 900. Sono uno dei 900 uomini (“uomini” lo ripete e con un crescendo alla Adani). Cosa deve combinare di più un ragazzo?
E quando ha segnato la prima volta in Serie A?
Brescia-Empoli, gol di testa su punizione di Pirlo; ho avuto la fortuna di giocare con fenomeni su calci da fermo come Rui Costa, Recoba o Enrico Chiesa; (torna a prima) sono andato più in alto come commentatore ma sono in quei 900.
Ha la maglia azzurra?
Ho le maglie dei miei esordi.
Quando si è sentito invecchiato?
Come persona, no. Anzi: sono un felice 50enne.
Da calciatore?
Dopo le due operazioni alla schiena per delle ernie; da quel momento ho cambiato l’approccio al campo, però non mi sono trascinato: a 34 anni sono passato dalla Serie A alla Seconda Categoria per scelta. Non trova altre scelte simili.
Tornato a casa.
Nella Sanmartinese, con allenatore il mio migliore amico, Massimo: il più grande professionista tra i dilettanti.
Torniamo ai presidenti: Moratti.
Aveva l’abito del presidente e lo spirito del tifoso: si divertiva il giusto ma soffriva tanto. Quando acquistava un campione era felice.
A tavola, in privato, qual è il suo cavallo di battaglia dei racconti?
Nella mia carriera ho cercato di portare con me i miei quattro o cinque amici; mi hanno accompagnato e contestualmente vissuto i presunti o reali retroscena: i litigi negli spogliatoi, le serate particolari…
Quello che combinava lei.
lele adani in partenza per il qatar 2
Con la Fiorentina, nel 2001, ho vinto la Coppa Italia; a un certo punto, durante la notte, la Coppa non si trovava. Tutti a cercarla. Era a casa mia, partecipe di una notte di fuoco con una donna, oggetto del desiderio.
Il giorno dopo?
È tornata nello spogliatoio.
Pronostico: scudetto?
All’Inter.
LELE ADANI IN MUTANDE LELE ADANI IN MUTANDE lele adani carolina stramare lele adani lele adani EDIN DZEKO E LELE ADANI LELE ADANI IN MUTANDE riccardo trevisani e lele adani lele adani provolone con la cassiera 7 LELE ADANI Saliou Lassissi lele adani LELE ADANI riccardo trevisani con marco cattaneo e lele adani
(...)