Andrea Pavan per www.tuttosport.it
«Guardate, sinceramente, io in cuor mio non solo non riesco a crederlo, ma proprio non ci credo che Agnelli sapesse del contenuto di quegli striscioni tremendi su Superga. Sì, probabilmente aveva il sentore di qualcosa che non andava, ma non di un fatto così grave. Spero che non venga fuori altro».
Be’, Sandro Mazzola: formulata da lei - figlio del Valentino che in quella tragedia morì, insieme ad altre 30 persone, il 4 maggio 1949 - questa presunzione d’innocenza ha un peso specifico che va oltre eventuali difese o accuse di parte.
«Io sono abituato ad attenermi ai fatti, alle sentenze e a rispettare il lavoro degli inquirenti, in qualsiasi campo. Parimenti, con serenità, ad Agnelli dico di riflettere bene prima di dire certe cose, tipo appunto l’invito ad attenersi alle sentenze rivolto ai media. Le sentenze, o le accetti e le rispetti tutte, o allora non vale. Non mi risulta che nel conto degli scudetti, per esempio, la Juventus si sia mai attenuta alle sentenze. E ricordo quella volta che fu tirata una bomba carta in mezzo ai tifosi del Toro, in un derby. Cercarono di far credere che i granata se la fossero tirata da soli, ma non mi sembra che le sentenze abbiano stabilito questo».
Lei cosa avrebbe fatto, al posto di Agnelli?
«Intanto avrei chiesto scusa. Subito. In maniera netta, inequivocabile, senza se e senza ma. Anche se non ha responsabilità dirette, sono comunque i loro tifosi, la loro gente. E certo, d’istinto mi verrebbe da chiuderlo, quello stadio».
2. AGNELLI
Domenico Latagliata per www.ilgiornale.it
Come sempre accaduto da sette anni a questa parte, il giorno dell'assemblea degli azionisti della Juventus è quello dell'orgoglio.
Andrea Agnelli ne ha ben donde, visti i risultati sportivi ed economici. E se è vero che il bilancio, dopo tre anni di utile, registra adesso una perdita di 19,2 milioni, lo è anche il fatto che i ricavi si sono confermati oltre i 500 milioni: con premesse del genere, il futuro non potrà che essere roseo.
inchiesta di report su juventus e infiltrazione della ndrangheta nelle curve sigfrido ranucci e andrea agnelli
Salutando gli ormai ex amministratori delegati Marotta e Mazzia («cambia prima di essere costretto a farlo», ha detto il numero uno bianconero citando una frase di Jack Welch, all'epoca Ceo della General Electric), si punta ancora più in alto. Al consolidamento e all'espansione in mercati nuovi (Stati Uniti, Cina e sud-est asiatico), oltre che naturalmente alle vittorie da ottenere sul campo. Senza farsi scalfire più di tanto dalle polemiche nate dopo l'ultima puntata di Report: «La Juve è stata sanzionata dalla giustizia sportiva per aver venduto biglietti superiori al limite consentito dalla legge Pisanu (quattro a persona, ndr) e per aver fatto entrare striscioni all'interno dello stadio.
Chiariamo, quindi: noi oggi rispettiamo le linee di vendita e non può essere consentito che questa società venga associata a fenomeni di bagarinaggio. Il nostro Security Manager D'Angelo, del cui comportamento siamo fieri e la cui presenza in società non è in discussione, non ha poi fatto entrare «striscioni-canaglia» nel derby 2013: non lo dico io, ma una sentenza della Corte federale di appello. Gli autori di quello striscione sono stati condannati e individuati grazie alle tecnologie del nostro stadio. E sono rei confessi: ogni altra affermazione è infondata».
L'invito è insomma quello di rispettare le sentenze: «A chi dice che noi non lo abbiamo fatto perché riteniamo di avere vinto 36 scudetti, rispondo che siamo andati in serie B e l'abbiamo vinta. A casa mia, però, espongo quello che più mi piace». Calciopoli, ecco: trattata a margine, con una frase sola che ha lasciato un po' di amaro in bocca agli azionisti-tifosi: «Pensarci sempre, parlarne mai». Quanto al rapporto con gli ultras, «è obbligatorio averli perché ce lo chiedono il sistema di licenza Uefa e la Figc. Con Cairo e il Toro, tornando agli striscioni su Superga, non credo ci saranno problemi: ci eravamo scusati immediatamente e, se necessario, ci chiariremo ancora».
Chiuso l'argomento. Scottante, certo. Come quello che riguarda il presunto stupro di cui si sarebbe reso protagonista Ronaldo: «Ho l'abitudine di fare domande dirette guardando le persone negli occhi ha spiegato Agnelli -. È accaduto con Conte e D'Angelo, l'ho fatto anche con Ronaldo. Il modo in cui mi ha risposto mi ha rasserenato: avendo la convinzione che sia nel giusto, la mia porta sarà sempre aperta se avrà bisogno di aiuto». Inscalfibili, le certezze di Agnelli e della Juve. Che non ha in previsione di costruire un altro stadio, tenendo conto che quello attuale ha una percentuale di riempimento del 97%: «Torino resta pur sempre Torino. Faccio fatica a immaginare 80.000 persone il mercoledì sera contro una squadra di 2ª fascia». Meglio una casa piccola e accogliente che una fredda piazza d'armi, aspettando e augurandosi una riforma dei calendari e dei campionati che riguardi i maggiori campionati europei.