Marco Bonarrigo per corriere.it
Si temevano il vento, la pioggia, le strade strette della Bretagna, il pavé e il nervosismo dei corridori. A rendere - purtroppo - memorabile la prima tappa del 108esimo Tour de France, da Brest a Landerneau, è invece stato un cartello («Allez Opi Omi» grossomodo «Forza nonno e nonna») esposto in favore di telecamere da una giovane (e sconsiderata) tifosa sulla Cote de Saint-Rivoal, a 47 chilometri dall’arrivo.
Quando il gruppo era quasi arrivato in cima alla salita, contro il cartello (e la ragazza) è finito il tedesco Tony Martin, gregario di lusso della Jumbo Visma. In una strada strettissima, il suo salto mortale in avanti ha innescato una terribile reazione a catena: almeno 50 corridori sono finiti a terra, alcune bici si sono spezzate, il gruppo si è sbriciolato, diversi big (Van Aert, Sagan, Alaphilippe) sono rimasti completamente soli.
La partenza da Brest
Jasha Sutterlin, tedesco, è stato costretto al ritiro. Colpa della tifosa, certo, ma anche dell’assenza di transenne in un punto in cui - come del resto in tutto il percorso - si era radunata una quantità enorme di pubblico. Un bilancio definitivo dei danni si potrà fare solo dopo la tappa.
Quando il gruppo si è ricomposto, a 10 chilometri dal traguardo, ecco il secondo e più grave capitombolo causato da uno scivolone di un corridore della Movistar che ha prima messo fuori strada una decina di corridori (che hanno travolto alcuni spettatori a bordo strada) e poi ne ha fatti cadere altri venti sulla sede stradale. Tra loro Chris Froome, il quattro volte vincitore del Tour, che è arrivato al traguardo malconcio a un quarto d’ora dal vincitore Alaphilippe.
Due i ritiri dopo la seconda caduta: quelli del francese Lemoine e del lituano Konovalovas. Da definire le condizioni di una decina di corridori rimasti contusi. Tra loro quella di due grandi favoriti per il podio finale, l’inglese Geoghegan Hart, vincitore del Giro 2020, e l’australiano Porte, arrivati in grave ritardo al traguardo.