LORO CON IL TIKITAKA, NOI CON IL TUCATUCA – RONCONE: "LORO PALLEGGIANO, NOI PER LA PRIMA VOLTA IN DIFFICOLTÀ. MANCINI È STATO MOLTO ABILE AD ASSEMBLARE QUESTA BANDA DI CALCIATORI CHE STANNO DENTRO UNA BRAVURA NORMALE, SENZA POTER MAI CONTARE SUL LAMPO DI UN FUORICLASSE. E’ STATA UNA NOTTE DI BRIVIDI, MA SIAMO DENTRO UNA FELICITÀ MOLTO ATTESA, INTENSA, CHE PENSIAMO DI MERITARE. SIAMO IN FINALE" - VIDEO

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Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

 

Loro con il TikiTaka, noi con il nostro TucaTuca nel cuore: non poteva che finire così.

Siamo dentro una felicità molto attesa, intensa, che pensiamo di meritare.

roberto mancini roberto mancini

Siamo in finale.

 

Esausti, stravolti dal martirio dei rigori.

Adesso provate a immaginare un lungo piano sequenza: sul prato di Wembley ci sono gli azzurri che corrono verso Donnarumma e poi c' è un grandissimo mucchio, e tutti che gridano e si abbracciano ed è esattamente proprio quello di cui avevamo bisogno.

 

Abbracciarci.

Forte.

E dirci cose belle.

E pensarle, finalmente.

Che notte.

Sono, come sempre, pensieri sparsi.

Ma sarebbe anche inutile cercare di dargli un ordine.

 

italia spagna italia spagna

È così che ti resta dentro la partita: il ricordo di un' azione, un presentimento, il tonfo di un' illusione. Prendi appunti proprio per questo. E lasci due pagine bianche, sulla Moleskine: se è destino - e poi, avete visto, era proprio destino - verranno riempite con la cronaca della finale. È lì che vogliamo andare tutti.

Ma gli spagnoli danno subito l' idea di avere tempo da perdere.

 

Dopo venti minuti, c' è un appunto che dice: la Spagna vive di passaggi e passaggetti, ragnatela stucchevole e, quando non sanno a chi darla, si voltano e cercano Busquets, sempre libero. E da lui ricominciano.

Noi li aspettiamo.

Anche in dieci sotto la palla.

 

Mancini calmo, mani in tasca, è rimasto in camicia (chiara scelta scaramantica: perché la serata è fredda, autunnale). Tutti pensiamo: speriamo che il c.t. abbia un piano tattico preciso. In caso contrario: gli spagnoli ci stanno mettendo in mezzo.

Comunque è inevitabile guardare spesso il c.t. Ci aspettiamo sempre tutti qualcosa da lui.

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È stato molto abile ad assemblare questa banda di calciatori che stanno dentro una bravura normale, senza poter mai contare sul lampo di un fuoriclasse: eppure gli ha dato una forza, un progetto. Gli italiani ne sono rimasti affascinati.

Ci siamo un po' riconosciuti.

Del resto è da più di un anno e mezzo che facciamo gruppo. E quasi sempre abbiamo lottato senza i favori del pronostico.

Dettagli: Di Lorenzo, sulla destra, soffre il cambio di passo con cui Ferran Torres lo punta. Due parate importanti di Donnarumma. Verratti e Jorginho faticano. Immobile gira a vuoto.

Lo stadio è abbastanza tricolore.

I tifosi capiscono il momento complicato.

C' è una bella atmosfera, antica. Con cori profondi e boati. Anche di spavento, però. Mancini intuisce che si sta mettendo male.

Negli spogliatoi, durante l' intervallo, se dice qualcosa, resta lì dentro. Chiesa segna, ma è una sua invenzione.

Continuiamo a ballare.

 

Non riusciamo ad andarcene in palleggio.

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Esce Immobile ed entra Berardi. Poi ecco anche Pessina e Toloi per Verratti (senza gamba, stanchissimo) ed Emerson (devastante l' assenza di Spinazzola, purtroppo).

Ma la Spagna pareggia con Morata.

E ci porta diritti ai supplementari. La sua specialità.

 

A questo punto siamo nel solito terrificante territorio.

Con i rigori laggiù. E con una certa consapevolezza di essere - per la prima volta con assoluta evidenza - in grave difficoltà.

Luis Enrique se ne è accorto.

Si alza e urla qualcosa a Marcos Llorente.

Mancini si volta e tutti ci auguriamo che il nostro c.t.

capisca un po' di spagnolo.

A questo siamo.

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A sperare di intuire le mosse dell' Hombre vertical , a sperare che il primo tempo supplementare si chiuda senza danni. Il sentimento della paura - ovviamente - non ci appartiene più, il Paese ha visto e vissuto le esperienze tremende che sappiamo. Ma se vogliamo farne ancora solo una faccenda di calcio, se vogliamo restare con l' idea che questa sia una partita, allora sì: c' è da avere, di nuovo, i brividi.

 

Donnarumma. Le sue manone, le sue grida. Chiellini indietreggia, quasi si ostacola con Bonucci. Esce dal pozzetto della panchina anche Evani, il nostro vice-allenatore. Sensazione precisa: gli spagnoli, ormai, sono un pericolo imminente (l' appunto è un mezzo scarabocchio: comunque la parola «pericolo» c' è di certo).

Ancora Donnarumma, lucido, reattivo.

Ancora un quarto d' ora così, poi i supplementari che se ne vanno. I rigori sono stati un supplizio. Francamente: con calma, andateveli a rivedere su Youtube.

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