Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”
La tragedia sfiorata sul campo di Udine, con Evan Ndicka a terra con una mano sul cuore, ha commosso molti, ma non Claudio Lotito. Il difensore della Roma che si accascia al suolo, con un sospetto infarto, in fondo era soltanto «un codice giallo» e quindi la partita non si sarebbe dovuta interrompere.
Il presidente della Lazio e vicepresidente della Lega calcio si alza dalla poltrona della platea del Consiglio Nazionale di Forza Italia, il suo partito, c'è la candidatura di Antonio Tajani da celebrare, ma si parla volentieri di calcio.
I colleghi, immaginando i rischi, cercano di portarlo via, «dai Claudio andiamo a pranzo», ma Lotito non resiste alla tentazione di rispondere alle polemiche lanciate dalla società giallorossa sul recupero di Udinese-Roma, fermata al 72', per il malore del calciatore giallorosso. Tajani dal palco lo prende un po' in giro: «Lotito dove sta? A magna' i supplì?», ma lui è ancora in sala [...].
Secondo Lotito, non solo la Roma ha torto nel protestare per il recupero fissato al 25 aprile (troppo a ridosso dei match con il Napoli e il Bayer Leverkusen), ma non doveva nemmeno rifiutarsi di giocare domenica scorsa: «Diciamola tutta, hanno fermato una partita per un codice giallo».
L'obiezione è ovvia: lì per lì il malore di 'Ndicka non sembrava una cosa da nulla, le prime diagnosi superficiali non avevano escluso l'infarto e i giocatori (anche avversari) erano scossi. Le certezze sono arrivate solo dagli esami in ospedale: trauma toracico. «Ma allora si poteva ricominciare a giocare la sera stessa», conclude il presidente raggiungendo finalmente il buffet.