Prima medaglia per gli Azzurri ai mondiali di atletica di Doha, in Qatar, con il bronzo di Eleonora Giorgi nella 50 km di marcia. E per la prima volta in 32 anni un italiano accede alla finale dei 100 metri: Filippo Tortu, arrivato settimo pic.twitter.com/i8QcmOnGQC
— Tg3 (@Tg3web) 29 settembre 2019
Da gazzetta.it
Generosa, coraggiosa, volitiva: il bronzo di Eleonora Giorgi nella 50 km di marcia è un inno alla tenacia. La 30enne milanese, dottoressa a pieni voti in economia alla Bocconi, dopo una carriera prestigiosa, alla quale mancava ancora l’acuto di un podio in una rassegna globale, regala all’Italia una preziosa medaglia. Una medaglia strameritata, conquistata al termine di una gara durissima. Di un’altra notte da fachiri, di altre scene di fatica estrema.
Dopo la maratona femminile, ecco le 50 km del tacco e punta. Con un sforzo persino più prolungato. Con partenze alle 23.30 del Qatar, le 22.30 italiane e arrivo poco prima delle 4 del mattino. Sempre lungo la Corniche, il lungomare di Doha. Su un circuito illuminato artificialmente da ripetere 25 volte. In una situazione di caldo-umido proibitivo. Ai limiti della sopportazione.
LE DONNE
L’allieva di Gianni Perricelli – nella stessa specialità argento a Göteborg 1995 – più di 5500 km nella gambe nell’ultimo anno, alla sola seconda esperienza sulla distanza dopo il successo di maggio in Coppa Europa in terra lituana con tanto di record europeo (4h04’50”), fa gara di testa sin dalle prime battute. Fino intorno al 18° km c’è un quartetto a menare le danze: con la portacolori delle Fiamme Azzurre, le cinesi Rui Liang e Maocuo Li, tra le favorite della vigilia e la portoghese Ines Henriques, la campionessa uscente. Quest’ultima è la prima a cedere (si ritirerà). Eleonora ha due momenti difficili, intorno al 15° km e soprattutto intorno al 34° , con attacchi di vomito. Ma, con le cinesi involatesi, in entrambi i casi ha la forza di riprendere. E di controllare i ritorni da dietro. L’ucraina Sobchuk, al 35° km, le è solo a 19”.
Ma poi, anche lei, entra in crisi. L’azzurra fatica, come tutte è alla continua ricerca di acqua e di ghiaccio, deve anche fare i conti con un cartellino rosso, ma con la forza della volontà mantiene la posizione. Fino a un traguardo mai tanto agognato, con altri conati negli ultimi metri. Vince la 25enne Rui Liang, già prima nella Coppa del Mondo 2018 (4h23’25”), la 26enne Maocuo Li è d’argento (4’26”40), il bronzo premia l’azzurra (4’29”13”). La Sobchuk le finisce lontana, quarta in 4h33’38”. Ritirate le altre due azzurre: Mariavittoria Becchetti dopo il 30° km, Nicole Colombi dopo il 40° (con tanto di ricorso a una barella), quando viaggiava intorno alla quindicesima piazza.
GLI UOMINI
La gara maschile è un entusiasmante one-man show. Protagonista il 31enne giapponese Yusuke Suzuki. Il primatista del mondo della 20 (1h16’36” nel 2015), dopo due anni persi per infortunio (2016 e 2017) è progressivamente rientrato sulla grande scena. Fino a questo exploit. In testa praticamente da subito (10” di vantaggio sul gruppo già al 5° km), dapprima vede il tentativo di rientro del campione uscente, il francese Yohann Diniz, presto ritiratosi e poi fa solitaria gara di testa. Incrementando via via il proprio vantaggio. Passato in 2h01’07” a metà gara, raggiunge quello massimo sul primo inseguitore al 35° km (3’34”), ma dopo il 40° prende ad accusare la fatica.
Chiude comunque vincitore in 4h04’20”, primo nipponico a conquistare l’oro iridato della specialità. Alle sue spalle commuove il 43enne portoghese Joao Vieira (4h04’59”), per la prima volta sul podio all’11° Mondiale consecutivo (da Siviglia 1999), quindi a un’incollatura, capace di un gran finale, il canadese Evan Dunfee (4h05’02”). E lo spagnolo Jesus Angel Garcia, 50 anni tra 18 giorni (il più anziano atleta a Doha 2019), al 13° Mondiale, è splendido ottavo. In chiave azzurra, ritirato Teodorico Caporaso prima del 35° km (era 10° al 30°), Michele Antonelli finisce 16° in 4h22’20.
COLEMAN D’ORO
Valerio Piccioni per gazzetta.it
L’importante era esserci. Ma esserci in finale. E Filippo Tortu, primo italiano dopo 32 anni a farlo, c’era. E’ finito settimo in 10”07, il miglior risultato stagionale, e questa è una circostanza che generalmente dà lo spessore di un valore. Se ti migliori quando possono tremarti le gambe, vuol dire che sei uno vero. E Tortu lo è, anche se forse il suo talento deve ancora sbocciare in pieno. “Tecnicamente forse sono andato meglio in finale - dice l’azzurro -, ma è stato in semifinale che c’era da tirar fuori le palle e l’ho fatto. Comunque ho realizzato il mio primato stagionale in finale, questo è quello che conta”.
TENERSI A GALLA
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Il futuro è suo. Il presente è di Christian Coleman, che sfodera un quasi “boltiano” 9”76 nel primo Mondiale senza Usain, e deve guardarsi proprio da Justin Gatlin, secondo in 9’89, quasi morto in semifinale con una qualificazione acciuffata soltanto di un soffio. Il canadese De Grasse è bronzo con 9”90. Tortu ce li ha a destra i due statunitensi, se li vede partire come razzi nonostante una partenza migliore del solito, ma non affonda, non se la fa sotto, si tiene in qualche modo a galla, non sfigura, non fa la figura di chi tanto la sua pagella se l’è presa con la qualificazione alla finale e chi se ne importa di quanto succede in un ultimo atto riservato solo ai marziani.
E’ stata una finale di 100 metri strana, inevitabilmente orfana, non solo di Usain ma anche di una folla all’altezza di un Mondiale. Tanti vuoti sugli spalti, troppi. Gli organizzatori hanno provato però a costruire un’atmosfera: al freddo della “climatizzazione” hanno aggiunto il caldo del buio con i nomi dei finalisti proiettati sulla pista. Quello di Tortu è stato il primo, ma si è capito che la forza di Filippo sta veramente nella capacità di gestire il peso delle situazioni. Ieri ha visto davanti a sé lo spettro di un bilancio stagionale più che deludente, e se l’è tolto di torno alla grande.
IL... BOLT DEL LUNGO
Altre cartoline dalla seconda giornata. Bellissimo il finale dei 10mila femminili con la grande Sifan Hassan, passaporto olandese e origini etiopi, che ha la meglio in 30’17”62 sull’ex connazionale Gidey, coraggiosissima nel provare la fuga trascinata dal grande tifo degli etiopi, che a Doha sono una comunità molto numerosa. Ma il risultato più grande lo firma Tajay Gayle, che nel lungo che plana a 8.69 e vince a sorpresa il derby centroamericano con il cubano Echevarria, 8.34, bronzo anche dietro l’8.39 statunitense Henderson.
I giamaicani, orfani (ma non solo loro) di Bolt, possono comunque festeggiare. L’oro del martello femminile è made in Usa con il 77.54 della Price, che festeggia con un grande pianto di gioia. Quanto alle altre prestazioni azzurre della giornata, il quartetto della staffetta 4 x 400 mista ha mancato l’obiettivo della qualificazione alla finale e alle Olimpiadi. Primo tempo degli esclusi, 3’16”52, a 36 centesimi dall’ottavo posto, per Edoardo Scotti, Giancarla Trevisan, Raphaela Lukudo e Brayan Lopez. Niente finale anche per Giovanni Faloci nel disco con 59.77.