A.G. per "la Repubblica" - Estratti
Non pensa alla sconfitta, crede ancora che il "blocco centrale" possa prevalere nelle elezioni legislative. Dopo aver sciolto l'Assemblée Nationale — «Una delle decisioni più pesanti che ho fatto da quando sono all'Eliseo», ha confidato — Emmanuel Macron immagina una remuntada possibile osservando la tendenza al rialzo nei sondaggi:
da poco più del 14% ottenuto il 9 giugno alle europee, la lista "Ensemble" dell'attuale maggioranza è tra il 19 e il 21%, a seconda degli istituti di sondaggi. Certo, lontano dagli altri due blocchi: quello del Rassemblement National (tra il 33 e il 36%) e quello delle sinistre nel Nouveau Front Populaire (tra il 27 e il 29%).
Ma è pur sempre qualche punto in più guadagnato in pochi giorni. Una «dinamica» elettorale, sostengono nel suo entourage. Quanto basta per continuare a sperare.
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Macron non aveva però calcolato che la gauche sarebbe riuscita a presentare candidati unitari, e che la destra si sarebbe spaccata sull'alleanza con Marine Le Pen. Il risultato è appunto che il macronismo potrebbe essere rimanere schiacciato dagli altri due blocchi. La sfida che si gioca domenica è infatti quella di qualificarsi per il secondo turno del 7 luglio. Nei casi di scarsa affluenza, la maggior parte dei candidati è eliminato e si vota soprattutto per ballottaggi. Ma si prevede già una forte affluenza che potrebbe abbassare la soglia di sbarramento. E quindi al secondo turno rischiano di qualificarsi anche tre o quattro candidati.
Triangolari, o quadrangolari. Una chance di rimanere in corsa per i macronisti che però subiranno anche pressioni per fare accordi di desistenza se sono in terza o quarta posizione.
(…) Macron ripete che non si dimetterà prima della fine del suo mandato, nel 2027. Ma comincia già a dire di volersi ergere a garante delle istituzioni, per proteggere l'equilibrio repubblicano. È probabile che, se la sua remuntada non verrà confermata nelle urne, sarà questo il ruolo che si potrà ritagliare nei prossimi mesi.
BARDELLA SFIDA ATTAL: «MI DIA LEZIONI D’ECONOMIA...»
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Ma certo, mi faccia pure la lezione di economia, professor Attal, con tutto il debito pubblico che abbiamo accumulato grazie al suo governo», dice Jordan Bardella neanche 10 minuti dopo l’inizio del dibattito televisivo, e questo sarà per due ore il tema ricorrente del duello a tre fra il premier attuale in crisi (Gabriel Attal), il grande favorito che vuole prendere il suo posto (Jordan Bardella) e l’unico che non ci pensa neppure (Manuel Bompard).
Già l’organizzazione del dibattito dice molto della situazione politica della Francia, a quattro giorni dal primo turno delle elezioni per la nuova Assemblea nazionale.
Nello studio del primo canale privato Tf1, i tre leader sono in piedi davanti a un pubblico composto dai colleghi di partito, che annuiscono disciplinatamente ogni volta che il loro uomo parla e la telecamera li inquadra.
Al centro dello schermo e degli orientamenti politici c’è il macronista Attal, affiancato dai rappresentanti delle «estreme», come lui e il presidente chiamano gli altri due blocchi concorrenti: alla sua destra Bardella del Rassemblement national, a sinistra Manuel Bompard, coordinatore nazionale della France Insoumise che fa parte della coalizione Nouveau front populaire (Nfp).
Se a dibattere con Attal e Bardella c’è Bompard, è perché all’interno del blocco di sinistra manca l’accordo su chi sia il loro candidato premier. Il tribuno Jean-Luc Mélenchon si è più volte offerto, ma la componente moderata della coalizione lo invita piuttosto a tacere e a farsi da parte. Si sono già proposti anche Clémentine Autain e François Ruffin, e non è detto che l’ex presidente socialista François Hollande non coltivi in segreto l’idea di un clamoroso ritorno da capo del governo.
L’intesa per ora è che si aspetti il risultato delle elezioni, in modo da lasciare che il partito più votato all’interno del Nfp esprima il suo candidato premier.
Bompard non ha ambizioni da premier, e questo lo differenzia dai due rivali. Ed esibisce la sua diversità anche con l’abbigliamento: per la prima volta si mostra al pubblico indossando giacca e cravatta, ma rossa, con il nodo malfatto, il bottone della giacca non allacciato e le scarpe marroni, mentre Bardella e Attal sembrano gareggiare per il completo abito blu-camicia bianca-cravatta blu più serioso, istituzionale, presidenziale.
Dopo un complicato inizio sul potere d’acquisto, si è entrati nel vivo con un attacco di Bompard a Bardella sugli immigrati e i francesi di origine straniera
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