Fabio Licari per gazzetta.it
“Non so se tornerò nel calcio. Ma credo ci sia stato un complotto del Tas e della Fifa, lì sono tutti amici e si conoscono molto bene tra loro… Sono stato giudicato in tutti i processi sportivi senza potermi difendere, ma non è rimasta in piedi nessuna accusa di corruzione o altro. Adesso sono io che attacco: perché voglio che siano puniti tutti quelli all’origine del complotto per impedirmi di diventare presidente della Fifa”.
Alla vigilia del Congresso Fifa, Michel Platini convoca a Parigi i giornalisti di sei paesi (Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Svizzera, Portogallo) per spiegare le sue ragioni e fare il punto sulla situazione a quattro mesi dal rientro. Il 10 ottobre scadrà la squalifica, l’11 ottobre le “roi” tornerà disponibile per il calcio, anche se non ha ancora deciso cosa fare.
Ma intanto non è rimasto con le mani in mano e, con i suoi avvocati, s’è rivolto a diversi tribunali. 1) In Francia, per calunnia nei suoi confronti contro ignoti. 2) Alla Corte di Giustizia di Strasburgo per il diritto a un processo, per la non retroattività delle sanzioni e per il diritto al lavoro. 3) In Svizzera contro Andreas Bantel, portavoce del comitato etico Fifa, per diffamazione. 4) Ancora in Svizzera contro Andreas Marti, portavoce del pm Lauber, per tutte le sue dichiarazioni lesive nei suoi confronti.
Se è stato un complotto: chi c’era dietro?
“Ho qualche idea, penso che l’abbiano tutti, ma siccome non ho prove ho fatto denuncia contro ignoti. Però è qualcuno dentro il calcio. Fifa e Tas. D’altra parte alla mia ultima conferenza da presidente Uefa, al sorteggio di Montecarlo del 2015, qualcuno mi aveva messo sull’avviso…”
Qualcuno?
“Segreto. Non posso dire chi”.
Uefa o Fifa?
“Non Uefa…”
E di cosa l’aveva avvisata?
“Del fatto che qualcuno stava cercando di impedirmi di diventare presidente Fifa. C’erano due storie in ballo. Mio figlio che lavorava per un’azienda del Qatar. E il pagamento Fifa ricevuto da Blatter e regolarmente denunciato al Fisco”.
Un pagamento che le ha cambiato la vita.
Gloria e onta di Michel Platini
“Ma era per un lavoro svolto alla Fifa in passato. Nel marzo ’98 Blatter ha promesso che mi avrebbe pagato, ad agosto gli ho ricordato di pagarmi e la storia è andata avanti. Erano soldi che mi doveva. Se mi avesse detto, ’guarda, non ti pago’, per me sarebbe finita lì. Pensate che avrei messo in gioco la mia vita e la mia storia per due milioni? La storia è andata avanti a lungo, forse avrei dovuto chiedere quei soldi prima. Ma non ho rimorsi per questo. Ne ho un altro, di rimorso…”.
Quale?
“Invece di perdere tempo con tutti i giudici sportivi, che non hanno portato a niente, avrei dovuto rivolgermi subito ai giudici civili. Solo che alla Fifa, se lo fai, sei fuori”.
Non le viene il sospetto che Blatter l’abbia fatto per avere un controllo su di lei?
“Non so…”.
Lei sospetta che dietro possa esserci anche Infantino?
“Non posso immaginare che, dopo tutto quello che ho fatto per lui all’Uefa, quando era segretario, lui abbia fatto qualcosa contro di me. Poi non so… Non so dov’era all’inizio, so che dopo ha fatto di tutto perché non tornassi. La Svizzera è piccola, tutti parlano, qualcuno pensa che Infantino sapesse qualcosa prima che io fossi accusato. Qualcuno dice che ha incontrato Lauber (il pm, ndr) prima. Comunque, dopo un po’ Infantino è venuto da me e mi ha detto che pensava di candidarsi”.
E lei?
“Sono rimasto sorpreso. Per me lui non è legittimato né credibile come presidente della Fifa. Non basta tirare le palline al sorteggio. Però era un ottimo segretario generale, davvero. Ma uno che per dieci anni ha vomitato contro la Fifa diventa poi presidente? Uno che ha sempre criticato il calcio femminile viene poi a Parigi a promuovere la coppa del mondo femminile? L’avrei visto bene segretario di Salman (il rivale sconfitto nel 2016, ndr)”.
Però Infantino è stato suo collaboratore…
“Sì, e ha anche contribuito tantissimo alle lettere di 50 federazioni per appoggiare la mia presidenza alla Fifa. Forse voleva diventare presidente Uefa”
L’ultima volta che l’ha incontrato?
“Ad Atene, nel 2016, alle elezioni di Ceferin. Mi ha stretto la mano, ma io sono stato freddo e gli ho detto: ‘Tu mi dai la mano?’”.
E con Ceferin i rapporti come sono?
“Buoni, ogni tanto parliamo, ma ora lui è il presidente e io non devo dargli nessun consiglio. Il boss decide”.
Qualcuno tra Uefa e Fifa l’ha aiutata?
“Pochi. Dopo quelle accuse – addirittura si era parlato di riciclaggio! – inglesi, americani, nord europei erano contro di me. Abete mi ha difeso. Ma gente come Bantel ha detto di quelle stronzate…”
E Blatter?
“E’ stato un buon presidente. Fino al 2013 sono stato leale con lui. Ma ha sbagliato con l’arrivo di tanto denaro nel calcio e con la sua uscita… Di sicuro ha creato una cattiva atmosfera nei miei confronti, mi aveva detto che non si sarebbe ricandidato ma poi per lui era: presidente chiunque tranne Platini”.
La storia del Qatar?
“Una volta per tutte. Non mi hanno chiesto niente. Sono andato al pranzo con Sarkozy e ho trovato quelli del Qatar. Ma ero andato per dire che avrei votato Russia e Qatar, avevo deciso. Nessuno mi ha obbligato. Solo Blatter mi ha chiesto di votare per la Russia”.
A ottobre cosa succede quando finisce la squalifica?
“Intanto non mi sento squalificato, anche se per il mondo lo sono. Non posso andare alle partite ufficialmente, sono stato in pochi stadi, Torino, Nancy, Marsiglia, St. Etienne, Monaco dove Rummenigge mi ha invitato senza preoccuparsi della Fifa… A meno che alla Fifa non s’inventino che uno squalificato per tre anni debba essere fuori per sempre, io posso tornare. Però non so davvero, vi assicuro: ora non so che cosa farò. Una solo cosa mi importa: io non voglio che finisca la squalifica, io voglio essere considerato pulito! E che chi mi ha voluto male paghi! Sono stati tre anni duri ma ho riscoperto il piacere della vita, il benessere, voglio solo che sia restituita la mia immagine”.
Lei era contro la moviola, con lei presidente non ci sarebbe stata Var…
“La Var dà qualche vantaggio, con le 35 telecamere, ma anche tanti svantaggi relativi al ruolo dell’arbitro e alla filosofia del calcio. Prendete il rigore di Champions: non lo era”.
Ma Skomina l’ha valutato rigore senza Var…
“Ha sbagliato e la Var ha confermato. Così si cambia lo spirito del calcio. Da domani un attaccante non crossa, ma mira il braccio del rivale per avere sempre rigore. Il calcio non è al servizio degli arbitri ma viceversa”.
E il Mondiale a 48?
“Un allargamento era anche nel mio programma ma l’avrei deciso dopo il Mondiale, non prima. E dopo aver visto Russia 2018 non l’avrei fatto perché il livello non lo permetteva. Ho allargato io l’Europeo perché invece era arrivato il momento. Ho creato io la Nations League per fare in modo che squadre dello stesso livello giocassero tra loro”.
E cosa pensa della futura Superchampions?
“Quando c’ero io, era già cambiata la formula, con la quarta italiana direttamente ai gruppi. Ora non so, c’è un Esecutivo che decide. Certo quando abbiamo trasformato la Champions con due fasi a gruppi è stato un disastro. E con gruppi da 8 il rischio della noia sarebbe forte. Il G-14 voleva un tempo una Superlega, io pensavo a un tabellone tennistico ma non si può fare, i club vogliono giocare un minimo di partite. Il rischio è che i campionati perdano valore, ma magari ai tifosi piace così”.
Parla con Agnelli?
“Uh, sì, l’anno scorso gli ho anche fatto da allenatore in una partita, gli dicevo dove andare… Ma non voglio interferire con nessuno nelle decisioni”.
Due finali inglesi, Juve, Bayern e Psg che dominano…
“I soldi. Si diceva tre anni fa che sarebbe finita così con i diritti tv inglesi ed è successo. Tutto è cominciato dopo Bosman, ora i grandi sono concentrati in pochi club. Ci vorrebbe più distribuzione tra tutti, anche tra la Premier League e il campionato moldavo, ma non vedo molti comunisti nel calcio…”
E il fair play finanziario?
“La cosa di cui vado più fiero. Sono arrivato e c’erano deficit miliardari, ora il calcio è a posto. Noi eravamo stati duri e rigorosi, spero che adesso lo siano ancora. Devono sorvegliare”.
Chi merita Pallone d’oro e Best Fifa?
MICHEL PLATINI E GIANNI AGNELLI
“Forse Messi e poi Ronaldo. In fondo hanno vinto i campionati e sono andati abbastanza avanti in Champions. Hanno dominato gli ultimi 10 anni del calcio mondiale, difficilmente chi verrà dopo farà lo stesso”.
E chi è il più grande juventino: Platini, Zidane o Ronaldo?
“Che domanda…. (ride, ndr). Facciamo così: se pensiamo agli ultimi 40 anni, io, ma per la generazione internet Ronaldo”.
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