MILAN, CI VUOLE FREUD - ROSSONERI IN CRISI, BERLUSCONI FURIBONDO - MIHAJLOVIC NON SI DIMETTE - DAI 45 MILIONI SPESI PER ROMAGNOLI E BERTOLACCI ALL’AFFARE KUCKA CON PREZIOSI: NEL MIRINO DEI TIFOSI GALLIANI E LA CAMPAGNA ACQUISTI - - - -

Al tecnico serbo si rimproverano scelte di formazione discutibili come quella di insistere con l’acerbo Rodrigo Ely. Il Milan ha la seconda peggior difesa del campionato (13 reti), sotto di una rete va nel panico. Mihajlovic doveva trasmettere grinta, invece si ritrova ad allenare giocatori impauriti da San Siro o pessimisti come Honda: “Impossibile tornare grandi prima di 5 o 10 anni..."

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Laura Bandinelli per “la Stampa”

 

BERLUSCONI MILAN COPPE BERLUSCONI MILAN COPPE

Il Milan è tornato a essere protagonista del più perverso gioco dell’oca, quello in cui ci sono solo caselle che ti obbligano a tornare indietro. Quattro reti incassate dal Napoli, cinque punti in meno rispetto all’anno scorso e una sostanziale differenza: i soldi spesi quest’estate per la campagna acquisti.

 

MIHAJLOVIC TAPIRO MIHAJLOVIC TAPIRO

La non notizia, invece, riguarda l’atteggiamento dell’allenatore in carica. Né Allegri, né Seedorf, né Inzaghi si sono mai sognati di dare le dimissioni. Perché dunque avrebbe dovuto darle Sinisa Mihajlovic? «Questa parola non appartiene al mio vocabolario», più chiaro di così il serbo non poteva essere. 
 

Il silenzio del club

GALLIANI MIHAJLOVIC BARBARA BERLUSCONI GALLIANI MIHAJLOVIC BARBARA BERLUSCONI

Cambiare tutto per non cambiare niente. Il Milan della resurrezione è di nuovo in ginocchio, sommerso dalle critiche e dalla confusione. Silvio Berlusconi le ha provate davvero tutte: ha mandato via tre allenatori, ha cacciato dai 20 ai 30 giocatori, si è inventato due amministratori delegati, ha cercato un investitore thailandese, non ha speso, poi ha speso novanta milioni e dunque? Tutto uguale a prima, anzi peggio di prima.

 

Lo stato d’animo dell’ex Cavaliere è facilmente immaginabile: da domenica notte è assalito da una serie di dubbi tra lo sconsolato e il furibondo. Contro chi e cosa lo scopriremo molto presto, ieri ad Arcore non c’è stato nessun summit, ma non è escluso che Mihajlovic venga convocato molto presto, il padrone vuole delle risposte convincenti. È questo il motivo per cui ieri la società più mediatica d’Italia ha deciso di entrare in modalità pesce rosso.

 

MIHAJLOVIC MIHAJLOVIC

Acqua in bocca e nessun commento, neppure sulla possibilità di un esonero di Mihajlovic che intanto si è preso un Tapiro d’oro e ha iniziato a temere per la sua posizione: «La colpa è di tutti, me per primo. Dobbiamo continuare a lavorare e basta. Poi vediamo se la società dovrà prendere delle decisioni». I tifosi, invece, hanno deciso di «impallinare» Adriano Galliani.

 

Il motivo di tanto astio ha origini antiche ed è legato a quella rivoluzione caldeggiata da Barbara Berlusconi che ha prodotto un Milan a due teste. Galliani adesso è l’uomo che ha speso 45 milioni per i deludenti Bertolacci e Romagnoli, quello che sa fare affari solo con Preziosi (vedi Kucka all’ultimo giorno di mercato) e con Mino Raiola (Balotelli).
 

GALLIANI GALLIANI

Scelte condivise
Mihajlovic, tecnico voluto da Berlusconi che lo ha preferito al comunista Sarri, è complice delle scelte dell’ad ed è quello che ha insistito per avere un certo tipo di giocatori e che di fronte alla scelta presidenziale di adottare sempre e comunque il 4-3-1-2 ha detto sì. Alla faccia del suo soprannome di sergente. Un progetto, il suo, pieno di lacune, con scelte di formazione discutibili come quella di insistere con l’acerbo Rodrigo Ely.

 

mihajlovic mihajlovic

Il Milan ha la seconda peggior difesa del campionato (13 reti), sotto di una rete va nel panico e non ha la forza di recuperare, schiera un centrocampo che non è né fisico né di qualità e inoltre si affida a un attacco depotenziato perché non arrivano palloni giocabili. Mihajlovic doveva trasmettere grinta e cattiveria, invece si ritrova ad allenare giocatori che raccontano in giro di avere paura di San Siro o sono particolarmente pessimisti, come Honda: «Se continuiamo così sarà quasi impossibile tornare grandi prima di cinque o dieci anni - ha sentenziato il giapponese -. Se non possiamo spendere i soldi come il City e il Paris Saint Germain dobbiamo cambiare sistema». 

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