MARIO SCONCERTI per il Corriere della Sera
Trenta minuti impressionanti della difesa della Juve dichiarano il Milan ormai una squadra vera e raccontano il buon lavoro di Pioli nei giorni del suo addio. Non ricordo una Juve così confusa da quando ero bambino.
Non è un problema di scudetto, quello è vinto per reale mancanza di avversari. Il punto è la rapidità con cui si è dissolto un intero reparto, una intera grande squadra.
Tre gol subiti in 5 minuti, una serie di errori da dilettanti puri. Non c'era un gruppo, è vero. Rugani stopper è la riserva della riserva. Ma è stata tutta la Juve a buttarsi via, come fosse già sicura di aver vinto partita e stagione. Per come è andata, per la facilità con cui è stata di colpo sommersa di gol e movimenti gracili, la partita diventerà rapidamente storica. E avrà probabilmente conseguenze storiche. È stata una figura inaccettabile per una grande squadra. Si può perdere, ma non con tanta fretta improvvisa e in mezzo a tanti errori.
Il più sfortunato è stato Rugani. Non è un fenomeno ma nemmeno il solo colpevole. Oggi esce schiacciato dalla sconfitta di tutti. Ha sbagliato Scszesny, che non è nuovo a errori del genere. È scomparso Bonucci, non c'è stato Danilo, è stato travolto Cuadrado. È crollato il centrocampo fino a essere sostituito per intero in un colpo solo da Sarri. Non è rimasto in partita nessuno.
Al Milan è stato sufficiente far girare la palla per far nascere una crisi di nervi collettiva all'avversario. Un Milan che torna competitivo davvero dopo 10 anni. Ibra e Rebic, con la crescita di Kessie e Bennacer, la solerzia giovane di Saelemaekers, hanno prima aggiunto poi completato una squadra che oggi è dura da prendere sia sul piano fisico che su quello tecnico. Per contro l'auditel sta duramente punendo il calcio che cammina accanto al virus.
Gli spettatori sono la metà rispetto ai tempi prima della malattia. Questo significa molte cose. La prima è che allora ha ragione Sky quando vuole lo sconto dalla serie A. Il prodotto è chiaramente diverso e condannato a una bassa qualità. Seconda cosa, l'eccesso di calcio ormai si avverte sulla pelle.
Troppe partite, non resta niente. Le immagini si sovrappongono e si annullano a vicenda. I giocatori sono diventati i parenti di tutti, li abbiamo sempre per casa. Ma è una bulimia inutile perché non lascia sapori. Lascerà però Milan-Juve. Che è stato appunto un paradosso.
IBRA
Da gazzetta.it
Zlatan Ibrahimovic non usa mai frasi banali e nelle dichiarazioni del post-partita di Milan-Juventus lo dimostra ancora una volta: “Se arrivavo al Milan dal primo giorno, vincevamo lo scudetto”.
L’attaccante svedese, ai microfoni di Dazn, ha pure confermato l’addio al termine di questa stagione: “Vediamo, c’è ancora un mese per divertirmi. Ci sono cose che stanno succedendo qua di cui non siamo in controllo, mi dispiace per i tifosi, può essere l’ultima volta che mi vedono dal vivo. Leggete tra le righe...
A 38 anni non ho più il fisico di prima e non riesco a fare più ciò che facevo prima. Ci arrivo con l’intelligenza. Ma se faccio la differenza non mi piace, non sono qui per fare la mascotte: voglio portare risultati a club e tifosi. Giocare senza tifosi è brutto, oggi avrebbero potuto divertirsi con noi”. Scherza pure sul suo presente, diviso a metà tra Italia e Svezia: "Sto bene e cerco di aiutare la squadra in tutti i modi. Se voglio fare l’allenatore? No no, sono presidente (all'Hammarby, ndr), giocatore ed allenatore! Però mi pagano solo come calciatore, è negativo...".