Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera-Buone notizie”
Mister Gratis guarda la classifica e sorride. La sua Carrarese è ai vertici del campionato di serie C girone A. Punta alla promozione in B e poi a volare nel paradiso della serie A, giocando il miglior calcio della categoria. Che Silvio Baldini, 60 anni, sia un allenatore con i fiocchi, non è una novità.
Ha guidato squadre come Chievo, Parma, Lecce, Palermo, Catania. È stato protagonista di una magica promozione nella massima serie con l' Empoli, ma adesso ha un primato in più: ha deciso di allenare una squadra rinunciando a stipendio e buonuscita da 500 mila euro in caso di esonero, che per gli allenatori è un infortunio molto ricorrente.
Un benefattore? «Sono un uomo libero. Non sono schiavo del denaro.
Ho una pensione e mi basta e non voglio condizionamenti. Alleno con il cuore - risponde - non con i soldi».
Silvio ha fatto anche un altro miracolo. Da massese doc è diventato il coach della Carrarese, la squadra rivale numero uno della sua città. In Toscana, si sa, i campanili sono pane quotidiano: un massese che allena la Carrarese è come un livornese che allena il Pisa. «Ho anche vinto il derby con la Massese - sorride - ma tutti, concittadini e carraresi, mi rispettano e mi vogliono bene. Il rapporto con la mia città non si è spezzato, sono sempre il solito massese con dentro anche un po' di spirito carrarese, quello anarcoide, dei cavatori, delle loro storie straordinarie e dell' amore per le Apuane, per i boschi e le colline, per i panorami mozzafiato e la semplicità di affrontare la vita con grinta ma leggerezza. Come faceva il mio babbo».
Baldini è figlio di un cavatore. Si chiamava Valentino, lavorava sulle montagne di Michelangelo: «Ogni giorno si faceva quattro ore di cammino per andare in cava - ricorda Silvio - e mi ha insegnato tante cose. La più importante è l' amore verso gli altri. Da bambino mi raccontava che, braccato dai nazisti, scappava insieme a un cieco. Faceva freddo e si rifugiarono in un canale ghiacciato per riscaldarsi, si abbracciarono, credevano di morire ma lui in quell' abbraccio ci vide quello di sua madre e si fece coraggio. Quel gesto sconfisse la paura. Si salvarono».
Silvio racconta che quell' insegnamento ha sempre cercato di metterlo in pratica nella vita e nello sport. Sia quando era studente al liceo scientifico e poi all' Isef (oggi l' università di Scienze motorie a Firenze), sia da allenatore.
«Ai miei giocatori voglio bene come figli - dice - e mi farei ammazzare per difenderli. Una volta ho rischiato grosso. A Lecce, dove un gruppo di ultrà voleva usare prepotenza contro un calciatore. Erano una settantina, gli sono andato incontro urlando di prendersela con me, perché se avessero fatto qualcosa a lui sarei diventato un cacciatore di taglie, li avrei rincorsi e trovati ovunque. Se ne andarono».
E in famiglia come va? «Mia moglie Paola è il regalo più bello del destino. Le chiedo sempre come ha fatto a resistere tanti anni con uno come me pieno di difetti. Mi ha risposto di essere innamorata proprio dei miei difetti. Abbiamo tre figli grandi: Valentina, Mattia e Niccolò di cui sono orgoglioso». Politicamente Mister Gratis non si sbilancia: «Conosco tante brave persone - racconta - di sinistra e di destra. Alle ultime elezioni ho votato Cinque Stelle ma ora sono deluso. Sono uno che si schiera, non amo i qualunquisti». Poi il discorso scivola sui sogni. «Portare la Carrarese in serie A - risponde - e fare il pastore. Che bello stare lì con gli animali tra le montagne leggendo un bel romanzo di Rigoni Stern o di Bambaren e magari riuscire a sentire la presenza di Dio».