Lodovico Poletto per "la Stampa"
Era rientrato in hotel per la cena Daniil Medvedev, domenica sera, subito dopo la finale delle Apt. Le fotografie ufficiali erano state scattate. La premiazione finita. I complimenti incassati. Ecco, è esattamente mentre sta per mettersi a tavola che il tennista russo si accorge che il suo «Bovet OttantaSei» - orologio da 200 mila euro, che lui mostra in tutte le fotografie ufficiali delle Apt Finals - non c'è più. E allora molla tutto. Con compagna, guardia del corpo, agente e autista torna al PalaAlpitour dove ha disputato la finale. Per riprenderlo.
Quelli dell'organizzazione lo accolgono con tutti gli onori e si fanno in quattro per lui. Cercano ovunque, ma l'orologio non c'è. Si arrendono e chiamano la polizia. Nella control room del palazzetto della finale, gli agenti si mettono a visionare i filmati della zona degli spogliatoi. Che sono quasi degli appartamenti, tanto sono grandi e arredati. Le telecamere inquadrano la porta di quello riservato a Medvedev, da cui escono due persone. Una è un addetto alla sicurezza. Che viene subito rintracciato. L'altro, che esce con un sacchetto in mano, no. E non si sa chi sia.
Quarantotto ore dopo il mistero del sparizione del segnatempo del tennista numero due al mondo non è ancora del tutto chiarito. Anche se l'orologio è stato ritrovato. E i vertici di Apt giurano che non si è trattato di un furto. Anzi. «Era stato preso da un operatore di una società che stava ritirando gli asciugacapelli dal palazzetto. Voleva consegnarlo al suo capo il mattino dopo: è in perfetta buonafede» dicono. Buonafede o no, la storia è adesso è tutta scritta in una relazione che la polizia ha inviato in Procura. Dove c'è un fascicolo aperto.
Motivo? Scambiare un orologio in oro rosso e titanio, per un oggetto da poche decine di euro, che si può anche tenere in tasca e consegnare il giorno dopo al capo, non è impossibile. Ma è meglio vederci chiaro. Sta di fatto che, alle 23,42, il boss del «ragazzo non identificato» si mette in contatto con un dirigente Apt, deputato ai rapporti con i giocatori, e gli manda un messaggio del tipo: «Trovato l'orologio. Sentiamoci domani».
Lui non lo vede. E nessuno, ovviamente, avvisa Medvedev. Che intanto è in questura a firmare la denuncia. Il mattino dopo davanti all'hotel dove ha soggiornato tutta la delegazione Apt il dirigente con famiglia al seguito, riceve il Bovet. Se lo mette al polso e poi parte per l'aeroporto: deve prendere l'aereo e rientrare a casa pure lui. Daniil Medevedev, invece, ha già lasciato la città, in auto: direzione Montecarlo. Il manager - addetto ai rapporti con i giocatori - lo rintracciano all'ultimo. È costretto a mollare la famiglia e tornare dalla polizia. E lasciare sulla scrivania quell'orologio.
Spiega che pensava di riconsegnarlo lui stesso al tennista. Quando? Tra poche settimane, alla finale di coppa Davis, a Madrid. «Nessun mistero niente di losco» insiste Marco Martinasso il direttore di Fit servizi. «L'addetto non si è reso conto dal valore dell'orologio. Che sulla cassa ha scritto Bovet Pininfarina: lo ha scambiato per un gadget». In oro rosso e titanio. Da portare a casa in tasca. Salvo poi scoprire - alle undici di sera - che tutti cercavano lui e il gadget che vale quanto un appartamento. Può accadere, certo. Ma la magistratura vuole capirci qualcosa di più.
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