S.Man. per “la Stampa”
L’atteso incontro tra Bernie Ecclestone e Matteo Renzi è durato un quarto d’ora: un po’ più di un caffè, assai meno di una trattativa che deve essere chiusa entro il 4 dicembre, pena la cancellazione del Gp d’Italia.
Il premier è arrivato nel paddock di Monza alle 12,30, è entrato negli uffici del patron della Formula 1 e poi è stato ospite della Ferrari per il pranzo, la passeggiata sullo schieramento di partenza e la gara, in compagnia del presidente della Rossa Sergio Marchionne, quello di Fca John Elkann e quello del Coni Giovanni Malagò.
La cifra sul contratto che Ecclestone ha già prestampato rimane la stessa, 25 milioni senza sconti, mentre quella raccolta da Aci Milano, dalla Sias, società che gestisce l’Autodromo, e dalla Regione Lombardia copre circa 15 milioni. Il calcolo è semplice: i dieci milioni che mancano deve cercarli il governo.
Sponsor cercasi
Soldi pubblici o finanziatori privati? La seconda soluzione è difficile, perché le sponsorizzazioni classiche finiscono nelle tasche di Ecclestone. «Gli Stati pagano per avere le Olimpiadi che hanno meno audience della Formula 1 - sostiene il patron -, perché non dovrebbero sostenere economicamente un gran premio?».
La Camera di Commercio della Lombardia ha calcolato che l’indotto dell’evento quest’anno vale 24,6 milioni, mentre la vendita dei biglietti al netto delle spese porta altri 4-5 milioni. Secondo questi calcoli l’evento sarebbe conveniente. E c’è anche l’aspetto romantico evocato da Sebastian Vettel e condiviso dai suoi colleghi: «Togliere Monza dal calendario per schifose ragioni di soldi è come strapparci il cuore».
Flavio Briatore, sbarcato a Monza solo come spettatore, ci scherza su: «Ci sono gran premi storici che vanno mantenuti anche se rendono meno e Bernie lo sa. Sono convinto che il gran premio resterà qui per anni. E se lo cancelleranno ne organizzeremo uno a Cuneo».