Estratto dell’articolo di Franco Vanni per “la Repubblica”
mourinho in tribuna a san siro - milan roma
Infreddolito e sconsolato in tribuna, nello stadio in cui ha vinto tutto e da tutti è stato amato. Di nuovo squalificato, come spesso gli accade da quando gli tocca tornare a San Siro da avversario, José Mourinho ha assistito al crollo della sua Roma, accesa per dieci minuti appena, poi annichilita dal gol di Adli.
L’unico gesto da vero Mourinho, significativamente, lo ha fatto a beneficio di telecamera: ha annuito convinto mentre il Meazza rossonero lo insultava, come a dire che la sfida era accettata. Puro repertorio, come repertorio era pure la battuta su Harry Potter, riciclata da una vecchia conferenza stampa dei tempi di Madrid. Dai blancos a questa Roma in maglia bianca la distanza è siderale. E col senno di poi quei fischi milanisti per Mou risuonano quasi come un complimento, come un tributo al nemico di un tempo, che per la Milano interista era e sarà sempre lo Special One .
[…] Ma non basta la cifra tecnica a spiegare come mai nella Roma non funzioni nemmeno la difesa, che per Mourinho è la specialità della casa. Vedere Mancini e Kristensen che si guardano smarriti sul gol di Adli, trailer di tutta la partita, è un po’ come andare a cena da chef Cannavacciuolo e mangiare un baccalà stopposo.
Quel che ci si chiede a San Siro, stadio che in quasi un secolo di sconti agli allenatori non ne ha fatti quasi a nessuno, è come sia possibile che i tifosi romanisti al loro condottiero abbiano fin qui perdonato tutto.
Dalla notte di Tirana, che ha portato al club la Conference League e all’allenatore un nuovo tatuaggio, è passato un anno e mezzo abbondante. Da allora ne sono successe tante, ma evidentemente non ancora troppe per il pubblico giallorosso: i posti Champions regolarmente mancati, i quattro derby persi con la Lazio, la polemica usata con scienza per evitare di parlare di calcio. A voler pensar bene, forse il pubblico romanista ha tardivamente realizzato l’auspicio di Luis Enrique, che 12 anni fa salutando la Capitale disse: «Spero che chi verrà dopo di me non debba passare quel che ho passato io».
L’indulgenza nei confronti di Mourinho è il negativo fotografico della severità riservata a Lucho . Ma in Texas hanno la stessa pazienza? Il direttore sportivo dimissionario Tiago Pinto, a chi gli chiede del futuro di José risponde sibillino: «Sceglieranno le persone giuste al momento giusto».
Non ci sta a fare da capro espiatorio in una mitologia in cui a lui tocca incarnare il male, perché dalla parte del bene c’è sempre quell’altro. L’esonero in corsa è improbabile, anche perché Mou avrebbe nel contratto una penale in caso di addio anticipato. In carriera le ha sempre avute e spesso incassate, dal Chelsea allo United fino al Tottenham. Quella è la Premier League. Questa Serie A, anche volendo, difficilmente può permettersi certi lussi.
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