Tiziana Cairati e Matteo De Santis per la Stampa
La romantica suggestione dell' icona di ritorno ha superato la cinica caccia alla preda puntata da tempo. Nella classifica di gradimento, e forse anche di fattibilità, per chi piazzare sulla panchina dell' Inter che verrà si sussurra il sorpasso, momentaneo, di José Mourinho su Antonio Conte. Questione di feeling, ricordi incancellabili del passato e dna interista: tutte voci che pesano eccome sulla bilancia nerazzurra.
«Mi piacerebbe allenare un club che non è pronto per cacciare trofei immediatamente, ma con l' ambizione di esserlo. Ma questo per me è solo il secondo requisito, il primo rimane l' empatia strutturale. Voglio lavorare con le persone che amo, con cui sono felice di lavorare e condividere le mie stesse idee. Se un club così esiste veramente? Era quello che avevo all' Inter», il messaggio, forse neanche particolarmente cifrato, spiattellato dallo Special One in un' intervista al «Daily Telegraph».
Conte? Troppo juventino La regia dell' operazione porta un nome e cognome noto: Massimo Moratti. Da presidente era contrario ai ritorni; da grande saggio, ascoltato consigliere e tifoso sempre aggiornato ora è più che favorevole. Come accadde nel 2014, in piena era Thohir, quando si adoperò in prima persona per convincere Roberto Mancini ad accettare il secondo mandato sulla panchina nerazzurra. Adesso Moratti si è accontentato di fare il suggeritore.
In uno dei tanti e frequenti caffè, incontri e appuntamenti interisti con Steven Zhang, al presidente del Triplete si è accesa la lampadina di lanciare la candidatura di Mou.
Un' idea nata non proprio dal nulla. Chiedendo un parere su Conte, in una delle chiacchierate tra vecchio e nuovo presidente, il rampollo di casa Suning si è sentito rispondere più o meno con un «Perché no Mourinho?». Non tanto per una questione tecnica, ma ambientale: la scelta dell' ex ct, bandiera juventina sul campo e artefice della rinascita bianconera in panchina, potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang in caso di zero titoli. Uno scenario, quasi da incubo, che Moratti visse sulla propria pelle con Lippi.
Molto meglio, per il pieno sostegno del popolo tifoso, tentare con l' uomo del Triplete e dell' orgoglio interista, ancora legatissimo al vecchio patron.
Tagliato fuori Simeone dal rinnovo (2022) a peso d' oro con l' Atletico, Zhang junior, affascinato dalla suggestione morattiana, ha chiesto ai suoi dirigenti di allacciare i contatti con il «conducator» portoghese. Il contatto, forse anche più di uno, c' è già stato e sarebbe andato benino: nessuna chiusura, piena disponibilità a parlarne. Borsino attuale: Conte momentaneamente in stand-by; Spalletti, riproponibile solo con il mantenimento di un posto Champions e il trionfo in Europa League, in mezzo al guado; Mourinho possibilista a certe condizioni. «Tra qualche anno avremo Inter, Roma e Milan al top - ha detto poco tempo fa, in un' intervista all' emittente radiofonica romana TeleRadioStereo - la Serie A sarà molto più bella». Parole di chi già covava qualcosa.