Massimiliano Gallo per ilnapolista.it
Il Napoli si suicida al 95esimo: Serve uno psicologo ma serviva soprattutto un difensore centrale
È assurdo quel che è successo a Cagliari. Ancora una volta il finale in Sardegna è costato caro al Napoli, come ai tempi di Reja. Il Napoli stava conducendo in porto in maniera piuttosto tranquilla la vittoria. Ha anche sprecato un paio di occasioni clamorose per raddoppiare la rete di Osimhen. Poi al minuto 95 ha incassato un gol da torneo scolastico con Juan Jesus che si è addormentato in area, ha consentito a Luvumbo di controllare un pallone che arrivava da Civitavecchia, poi di girarsi e infine di segnare. Uno a uno: il suicidio (calcistico) è servito. Assurdo contro un Cagliari decisamente modesto.
E a questo punto il Napoli deve quasi dire addio alla speranza di agguantare la Champions anche se aritmeticamente non c’è condanna. Per salvare la stagione resta il ritorno a Barcellona. Forse serve uno psicologo. Ma soprattutto serviva un difensore centrale che in due sessioni di mercato non è mai arrivato. Gli errori si pagano. Quasi nulla è casuale. Si raccoglie quel che si semina. E il Napoli quest’anno ha seminato molto male. Bisognerebbe cominciare una seria autocritica invece di continuare a sparare sui fantasmi del passato.
Sembrava un Napoli siddhartiano
Sembrava un Napoli siddhartiano quello che stava per vincere a Cagliari. Aveva saputo aspettare prima di segnare. Sembrava tremendamente pragmatico. Al termine di una partita non bella ma qui non siamo mai stati esteti. Il Napoli ha sprecato tutto con quel patatrac difensivo ed è a 37 punti, lontano dalla zona Champions.
Per un’ora il Napoli ha intelligentemente aspettato che la prevedibile carica agonistica del Cagliari si esaurisse e al primo accenno di cedimento ha colpito la preda. Come fanno le squadre più forti. Più consapevoli e anche un pizzico fortunate. Perché senza il proverbiale culo, non si va da nessuna parte. Sembrava che in questo fondamentale Calzona fosse adeguatamente attrezzato. Non aveva fatto i conti con Juan Jesus.
Va riconosciuto che il nuovo allenatore è partito dalla quadratura. Non è arrivato a Napoli con la sicumera del sarrismo. Non si è messo a filosofeggiare. Anzi. Ha saputo soffrire contro il Barcellona, per poi uscire negli ultimi venti minuti (e avrebbe anche potuto vincere). Ha saputo attendere contro il Cagliari e l’aveva quasi portata a casa.
Il Napoli è andato in vantaggio nella ripresa. Al minuto 66. Gol che ha premiato le scelte dell’allenatore che ci piace immaginare immerso nella trattativa con De Laurentiis per la formazione iniziale. “Io do un Raspadori a te, tu dai uno Zielinski a me”. Piotr in campo in mediana (ennesima bocciatura per l’ectoplasma Cajuste e ancora lista d’attesa per Traoré bravino ma ancora non del tutto affidabile) e Raspa al posto di Politano. Raspadori è il calciatore errante, non riesce a trovare la sua posizione.
Anche perché sa fare un po’ tutto. Non è uno specialista. Non punta i piedi. E in un universo intriso di egocentrismi, l’eclettismo sembra quasi un punto debole. Non lo è. Fatto sta che Raspadori ha sferrato l’unico tiro in porta del primo tempo del Napoli: bel sinistro da fuori area ben parato da Scuffet. E poi è stato leui, al minuto 66, a rubare palla a destra ad Augello, si è involato a destra e ha servito a Osimhen un pallone su c’era scritto “basta spingere” (copyright Bruno Conti in semifinale contro la Polonia al Mundial 82). E Osimhen ha spinto. Zero a uno.
Qualche esperto forse avrà storto il naso nel primo tempo visto che non è stato la naturale prosecuzione degli ultimi venti minuti di Napoli-Barcellona. Anzi. La squadra di Calzona ha sì avuto percentuali bulgare di possesso palla ma stringi stringi ha calciato in porta una sola volta, con Raspadori come detto. Le occasioni migliori le ha avute il Cagliari che ovviamente ha messo la partita sulla corsa, sull’intensità, sull’aggressività. L’obiettivo era di togliere ossigeno ai calciatori del Napoli tecnicamente nettamente superiori. I sardi hanno anche segnato su autogol di Rrahmani ma c’era fuorigioco di Lapadula. E al 42esimo Luvumbo si è divorato un clamoroso gol di testa da solo in area, a porta vuota dopo un’uscita non felicissima (eufemismo) di Meret.
Dopo il gol di Osimhen sembrava che tutto volgesse per il meglio. Non è stato così. Le annate storte sono storte