Paolo Berizzi per La Repubblica
C'è un centurione che fa il saluto romano sulla pagina degli Irriducibili. Un' altra "goliardata" per festeggiare i 30 anni del gruppo. "18.10.1987 - 18.10.2017", recita fiero lo striscione in fotografia, sullo sfondo, in notturna, c' è il Colosseo. Sopra, la solita scritta "Lotito vattene". Il preludio ai commenti sprezzanti sul caso Anna Frank. "Fanno i grossi...Sguardo fiero". "Scherno non è reato".
Punti di vista, prospettive dell' odio. Per dire: l' Hellas Verona, nei cori dei suoi ultrà, gemellati da sempre con gli Irriducibili, è questo. "Siamo una squadra fantastica, fatta a forma di svastica: che bello è, allena Rudolf Hess!". E tutti a far festa, che tanto "paga Adolf Hitler", ringrazia al microfono Luca Castellino, uno e trino nel suo monocolore: capo di Forza Nuova per il Nord Italia, leader di "Verona ai veronesi" e portavoce della Curva Sud dello stadio Bentegodi. Era luglio. Quella che per la presidente delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, è stata una "vera celebrazione del nazismo", il Masaniello neofascista l' ha derubricata a mera "goliardata".
Anche lui. Lo stesso viscido sostantivo pescato dal direttivo degli Irriducibili per buttare in vacca la vicenda degli adesivi antisemiti. Curve nere d' Italia. Gli spalti laboratorio dell' estrema destra fascista e razzista che impasta il calcio di odio politico e inneggia con cori e striscioni ai forni crematori e ai gerarchi del Terzo Reich. Che esibisce croci celtiche, rune. Che irride i "negri" con l' odiosa litania dei "buuuu" onomatopeici dove i veri primati - con rispetto per le scimmie - sono loro, gli imbecilli che cantano.
Un doppio fronte: capi ultrà, e allo stesso tempo capi politici. Soldati da curva e militanti di formazioni neofasciste: Forza Nuova, CasaPound, Lealtà Azione, Veneto Fronte Skinhead, Skin4Skin, Comunità militante dei dodici raggi, Militia. Ognuno ha un proprio gruppo-emanazione dentro gli stadi (collegato con altre tifoserie antisemite d' oltreconfine).
Perché è anche lì, tra decine di migliaia di braccia e voci, e a favore di telecamere, che si costruisce il consenso. Basta un segnale. Gli ultrà dell' Ascoli, fascistissimi, ieri sera hanno disertato il minuto di silenzio per Anna Frank: «Non vogliamo essere complici di un teatrino che dimentica terremotati e anziani ma è pronto a indignarsi per una decina di adesivi». L' apologia nera e i retaggi del Ventennio miscelati con la discriminazione razziale, etnica, religiosa: eccolo, il tessuto connettivo.
Portare la "consapevolezza identitaria dalla curva alla piazza" (e viceversa): è il titolo di un dibattito della scorsa estate al festival nazieuropeo Boreal, sul lago di Garda. Ospiti: esponenti storici del tifo calcistico di Milano, Brescia, Roma, Parigi. «Questo intreccio è sempre esistito» ragiona Maurizio Marinelli, centro studi della polizia. «Il problema vero oggi, oltre al clima di intolleranza diffuso, è il rapporto che queste bande hanno con i vertici delle società calcistiche.
Che tollerano, fanno finta di niente. E in molti casi le sostengono ».
C'è, va detto, l' eccezione Lotito. Colpevole di aver chiuso i rubinetti ai camerati della Curva Nord: zac, filo spezzato. Gira sotto scorta da anni. Lo infangano, "infame", "burattino". La Nord laziale è quella dello striscione "Onore alla Tigre Arkan" esposto nel 2000 in omaggio del leader paramilitare nazionalsocialista serbo eljko Ranatovic, scomparso pochi giorni prima. L' allenatore del Torino Sinisa Mihajlovic lo conosceva bene. Lo ha difeso. Ieri gli hanno chiesto di Anna Frank, e Sinisa ha detto: «Non la conosco, non conosco questa storia, questa mattina non ho letto i giornali... ».
Mihajlovic della Lazio è stato prima giocatore e poi allenatore. Osannato dalla curva dei "me ne frego" e dei saluti romani. Talmente diffusi che il beniamino Paolo Di Canio esultò dopo un gol allungando il braccio destro in un connubio perfetto. "Me ne frego di morire, me ne frego di Togliatti e del sol dell' avvenire... Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà". Ogni domenica il motto riecheggia all' Olimpico, ma anche in curve minori.
Era un ultrà della Fermana, serie D, Amedeo Mancini, accusato di avere massacrato di botte il nigeriano Emmanuel Chidi Namdi che aveva difeso la moglie dagli insulti razzisti. Vengono dalla curva del Varese i capi dei neonazisti Do.Ra. Era un naziskin Daniele De Santis, l' assassino di Ciro Esposito. Nero come i suoi amici ultrà romanisti di "Opposta Fazione", ritenuti vicini a Massimo Carminati. "Padroni di casa". Anno di nascita 2007. Sponda romanista. È il gruppo dei militanti di Casa-Pound all' Olimpico.
"Padroni" della Sud sfregiata dai "nemici" laziali con la vigliaccata delle figurine adesive di Anna Frank morta di tifo in un campo di concentramento. Il "tifo", il "campo". Solo la storia e l' uomo sanno essere così cinici. Infatti, in questo parallelismo agghiacciante, i numeri dai campi parlano chiaro. Dei 382 gruppi ultrà (quasi 40mila supporter) censiti dall' Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive del Viminale, 151 sono orientati politicamente, e 85 si dichiarano di destra e di estrema destra. Si parla di circa 8mila tifosi. Divisi tra un' idea buia del calcio e la rabbia verso il nemico di turno.
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