NON C'E' PIU' RELIGIONE: HANNO TRUFFATO PURE LOTITO! - UN HACKER FRANCESE FINISCE A PROCESSO PER L’AFFARE DE VRIJ. AVREBBE SOTTRATTO ALLA LAZIO, NELL'AGOSTO DEL 2016, BEN DUE MILIONI DI EURO: L'ULTIMA RATA NECESSARIA AL CLUB BIANCOCELESTE PER COMPLETARE L'ACQUISTO DELL’OLANDESE COSTATO 8 MILIONI - L'ACCUSA GLI CONTESTA IL REATO DI FRODE INFORMATICA. L'IMPUTATO AVREBBE AGITO “IN CONCORSO” CON PERSONE NON ANCORA IDENTIFICATE…

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Francesca De Martino per “il Messaggero”

 

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Avrebbe sottratto alla Lazio, nell'agosto del 2016, ben due milioni di euro: l'ultima rata necessaria al club di Claudio Lotito per completare l'acquisto di uno dei migliori difensori del momento, l'olandese Stefan de Vrij, arrivato a Roma nel 2014 dal Feyenoord per la cifra di circa otto milioni, da pagare in quattro tranche.

 

Un raggiro messo a segno con trucchi informatici. Per questi fatti il presunto hacker Alexis Ludwig Levroy, 47 anni, di origini francesi ma residente in Svizzera, è finito a processo e dovrà risponderne davanti al Tribunale monocratico. L'accusa gli contesta il reato di frode informatica aggravata in concorso con ignoti ai danni del club biancoceleste e del suo segretario generale. La Lazio, intanto, nel processo si è sono costituita parte civile con l'avvocato Gian Michele Gentile.

 

I FATTI I fatti contestati dalla Procura risalgono all'agosto del 2016. Il calciatore olandese Stefan de Vrij, classe 1992, ora difensore dell'Inter, era arrivato in Italia nel 2014 direttamente dal club olandese Feyenoord, con sede a Rotterdam, per iniziare la sua nuova esperienza nella Lazio di Claudio Lotito.

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Il cartellino del giocatore era costato ai biancocelesti otto milioni di euro, da pagare in quattro rate. Secondo quanto ricostruisce l'accusa, nell'estate del 2016, nel pagamento dell'ultima tranche relativa all'acquisto del giocatore, dal valore di ben due milioni di euro, ci sarebbe stato un intoppo informatico.

 

L'imputato, per il pm Edmondo De Gregorio, avrebbe agito «in concorso» con persone non ancora identificate, «con artifizi e raggiri», si legge negli atti. Il 47enne, genio dell'informatica, avrebbe contattato il dirigente dei biancocelesti Armando Antonio Calveri utilizzando l'identità digitale della società sportiva olandese, spacciandosi per un top manager.

 

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Sarebbe riuscito a inserirsi nelle comunicazioni digitali tra le due squadre per concordare l'acquisto. Per i magistrati, l'imputato si sarebbe introdotto - in via del tutto illecita - nei server del Feynoord, con l'obiettivo di intromettersi nella trattativa in corso tra la società italiana e quella olandese. In base a quanto ricostruisce il capo d'imputazione, il presunto hacker francese avrebbe fatto tutto questo «sostituendosi ai dirigenti della società calcistica Feyenoord Rotterdam si annota negli atti attraverso telefonate e comunicazioni inoltrate tramite email, apparentemente riferibili agli indirizzi di posta elettronica utilizzati in precedenza dai dirigenti del club olandese».

 

Così, avrebbe «indotto in errore» il dirigente Calveri, facendo versare alla vittima la somma di due milioni di euro a favore di una società di cui era rappresentante legale proprio l'imputato, il cui conto corrente di riferimento era stato aperto per i magistrati «astutamente» nella filiale di Rotterdam dove aveva il conto anche il Feyenoord.

 

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L'INCHIESTA Il club olandese aveva poi bussato alla porta della Lazio per avere spiegazioni sul mancato pagamento. Da lì il sospetto della responsabilità di un pirata informatico e l'inchiesta della Procura di Roma. I magistrati di piazzale Clodio, per risalire al responsabile, avevano analizzato tabulati telefonici, effettuato ispezioni informatiche e analizzato tutti i movimenti bancari con l'individuazione dei relativi titolari. A metà marzo è fissata la prossima udienza in cui il giudice inizierà ad ascoltare i primi testimoni della difesa.

 

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