Estratti da open.online
Lyudmila Olyanovska Garcia Caro
La prima volta si è girata a 300 metri dal traguardo: «Ho guardato dietro di me perché sapevo di essere relativamente vicina a lei». Poi negli ultimi 100 metri «ho guardato di nuovo e ho visto che non so se fossi 40 o 50 metri davanti a lei e ho cercato di sprintare il più velocemente possibile con quello che avevo e pensavo che non mi avrebbe presa».
A parlare è Laura García-Caro, la marciatrice spagnola beffata a un metro dall’arrivo dall’ucraina Ljudmyla Olyanovska. La García-Caro proprio negli ultimi metri sentendosi ormai la medaglia di bronzo al collo ha rallentato, sventolando la bandiera spagnola e alzando trionfalmente un braccio al cielo. Proprio in quell’istante però è apparsa l’atleta ucraina nel suo campo visivo che la affiancava e la superava togliendole nell’ultimo metro il podio. Lo sguardo atterrito quando si rende conto della situazione e il disperato ma inutile tentativo di accelerazione della García-Caro hanno fatto il giro del mondo in un video che resterà nella storia dell’atletica.
La 29enne maratoneta spagnola, passata la delusione, ha tentato di spiegare: «Io, nell’ultimo giro, la verità è che stavo dando tutto, ero piuttosto esausta e alla fine…». Il suo allenatore, Álvaro Rodríguez, ha cercato di consolarla offrendole un mazzo di fiori, ma l’amarezza era davvero difficile da cacciare via. Poi Laura racconta: «In realtà ho cercato di sprintare il più velocemente possibile perché sapevo che un arrivo in volata non sarebbe stato il massimo per me e volevo cercare di ottenere il maggior vantaggio possibile».
Lyudmila Olyanovska Garcia Caro
E ammette: «La verità è che non l’ho nemmeno sentita e pensavo di averla seminata. E non ho nemmeno guardato lo schermo gigante dello stadio. Ero concentrata sull’arrivo. Sì, forse mi hanno dato la bandiera spagnola troppo presto quando sono entrata nello stadio, ma non mi sono sentita medagliata prima del tempo…».
LAURA GARCIA-CARO LAURA GARCIA-CARO