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Lele Adani ha raccontato la sua vita ripercorrendo i momenti salienti anche della sua carriera da calciatore che l'ha poi portato al successo come commentatore sportivo. L'ex difensore dell'Inter che oggi conduce il programma ‘Viva el Futbol' con Antonio Cassano e Nicola Ventola ed è anche opinionista Rai, è stato ospite nella nuova puntata del podcast “One More Time” di Luca Casadei (OnePodcast) andata in onda lo scorso venerdì 27 settembre. Occasione importante per sviscerare alcune tappe che hanno caratterizzato il suo cammino nel mondo del calcio.
Adani ha raccontato diversi aneddoti ma i più particolari riguardano il suo atteggiamento in campo avuti in due momenti fondamentali: l'esordio tra i professionisti a 17 anni e l'esordio in Nazionale maggiore. In entrambi i casi l'ex difensore ha ripetuto il termine "inadeguato" per definire il suo stato d'animo in quel momento. "Era troppo per me" sottolinea Adani che ricorda soprattutto quei 20 minuti giocati in maglia azzurra da subentrato al fianco di Paolo Maldini: "Speravo che finisse la partita e mi dicevo sempre che io non ero come lui".
Il tutto però è iniziato con i primi minuti in campo nel calcio professionistico a ottobre del 1991 quando aveva 17 anni: "È stata l'unica volta in cui veramente ho avuto paura e mi sono sentito inadeguato – spiega -. Era troppo per me, erano troppo i compagni, i richiami, era troppo vedere la gente, l'adrenalina che girava nello spogliatoio". Adani voleva che l'orologio andasse avanti in fretta per finire la partita:
"Non ho fatto le cose sempre giuste, la gente applaudiva ma ho sentito che applaudivano perché ero giovane, però non ho fatto una grande partita, ero teso e lì mi sono sentito inadeguato". L'ex difensore prosegue il suo racconto: "Sono andato sotto la doccia e pensavo: sono un calciatore, ho realizzato un sogno – conclude – Ma non ero pronto all'analisi, era troppo per me".
Adani viene successivamente convocato in nazionale e anche in questo caso racconta cosa sia accaduto una volta entrato in campo all'esordio con l'Italia contro l'Inghilterra in un'amichevole nel 2000: "Anche lì mi sento ancora inadeguato perché entro e di fianco c'è Maldini che è una leggenda, un'ispirazione, un totem, un esempio umano e professionale – racconta -. Io ho giocato 20 minuti e sono subentrato a Nesta di fianco a Maldini che mi chiamava, gli passavo il pallone, e mentre accadeva questo per un'altra volta speravo che finisse la partita". L'ex difensore dell'Inter conclude: "In quel momento pensavo che ero diventato un giocatore di Serie A, un giocatore della nazionale ma di fianco a Paolo Maldini era troppo".
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