Estratto dell'articolo di Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Le partite fortunate sono fatte diversamente. Segnalo cinque o sei episodi sfigatissimi. Dopo 25 minuti Dybala ha sentito un tirotto alla coscia destra e chiesto il cambio. Dopo altri 18 Pellegrini ha centrato il palo su rigore; rigore la cui trasformazione è affidata di solito proprio a Dybala. Che era già in tuta. Pellegrini, in deficit atletico, non è poi uscito dallo spogliatoio dopo l’intervallo: dentro Wijnaldum. Non era trascorsa nemmeno un’ora quando una spalla ha abbandonato Abraham che ha dovuto lasciare il campo e addio qualità potenziale e strategia iniziale.
Proseguo (testiculis tactis, non si sa mai). Al 53’ Wieffer ha trovato il gol decisivo con il tiro della domenica: trascuro i rimbalzi sul terreno. Al 63’ Zalewski dall’angolo, colpo di testa di Ibanez e correzione di Idrissi che ha fatto sbattere il pallone contro la traversa, pallone dentro per tre quarti. E tra pali e traverse stagionali Mourinho è così arrivato a quota ventisei. (...)
Preciso che la Roma è la squadra che ha colpito il maggior numero di legni tra quelle delle cinque leghe top europee, tre più di Psg e Bayern.
Episodi di “mà sorte” a parte, Mourinho è uscito dal de Kuip, la Vasca, con la certezza di aver perso un’ottima occasione, ma anche la consapevolezza di poter battere questo Feyenoord. Soprattutto nell’ultima mezz’ora la partita è stata in mano al suo centrocampo, che purtroppo non è assistito da un realizzatore: Tammy e Belotti non vedono più la porta. E quando manca Dybala, poi...
L’aspetto più sconsolante e al tempo stesso miracoloso della stagione giallorossa è proprio la fragilità degli irrinunciabili che Mou tiene insieme con la colla: i risultati sono ancora positivi. Lui, lo ripeto, lavora sullo scarto tra ciò che vediamo e ciò che crediamo di capire.
Per il ritorno all’Olimpico consiglio di andare a svegliare la fortuna.
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