Francesco Saverio Intorcia e Stefano Sacchi per “la Repubblica”
Un fondo americano vuole rilevare il Parma dal fallimento e ha preso informazioni in Federcalcio attraverso un avvocato della capitale. Carlo Tavecchio svela: «Un importante studio di Roma mi ha contattato a tale proposito, il Parma non deve essere ritenuto solo un investimento ma va tenuto conto della sua valenza sul territorio».
L’alternativa è un gruppo di imprenditori emiliani radunati dal sindaco Pizzarotti, che intanto ha revocato la concessione del Tardini (il Parma potrà comunque continuare a giocarvi, senza Rodriguez che è andato al Gremio). Quanto costa l’operazione? Prima c’è l’asta fallimentare: un anno fa il Bari fu aggiudicato per 4,8 milioni alla terza tornata. Poi vanno coperti i debiti sportivi: 48 milioni. La soluzione poggia su una condizione: trattare con i calciatori, sforbiciare tutto almeno per metà.
I fornitori potrebbero rivalersi solo sul fallimento, atteso il 19 marzo. Il presidente Giampietro Manenti sostiene invece che giovedì presenterà il suo piano di rientro in Procura e salverà il club. A Milano ha incontrato Alessandro Proto, noto per i comunicati finti con cui annunciò le scalate a Tod’s, Unicredit, Rcs e i relativi guai giudiziari (ha patteggiato 3 anni e 10 mesi, è stato multato per 4,5 milioni dalla Consob): s’era annunciato già per il Parma, un mese fa.
Il salvataggio istituzionale non piace ad almeno cinque club. Giorgio Lugaresi lo ripete: «Le regole vanno rispettate, anche con decisioni impopolari». A gennaio il suo Cesena non ha potuto rinforzarsi ma ha visto il Parma continuare a operare. Schierate anche Juventus, Roma, che pone dubbi etici (il fondo multe era destinato a iniziative sociali), Sassuolo, che ritiene la somma insufficiente, e Napoli, che fra le cause della propria irritazione con Sky Sport annovera la lettera con cui il network ha intimato alla Lega di far giocare i gialloblù.
«A Reggio domenica andremo in campo», dice Alessandro Lucarelli. Dopo, chissà. Ieri il capitano del Parma e Massimo Gobbi hanno preso parte al vertice dell’Aic, che chiede: di allargare i controlli all’indebitamento, sul modello del Fair Play Finanziario; di sanzionare col blocco del mercato i ritardi sugli stipendi; di estendere alla Serie A il Fondo di solidarietà, oggi previsto solo per B (dal 2011) e Lega Pro (dal 2012). Fino al 2009 c’era il Fondo di garanzia, alimentato dallo 0,5% lordo di ogni contratto.
Dal 2009 al 2012, 920 calciatori di club scomparsi non avevano coperture e hanno perso 15 milioni. In tre anni, in A si sarebbero potuti raccogliere 12-13 milioni. Sul tema c’è stata la polemica fra Lucarelli e Donadoni, da un lato, e il vicepresidente federale Macalli.
Ieri proprio Macalli è stato deferito dalla Procura federale per il caso Pergocrema, club fallito nel 2012. Un pasticcio italiano: a partire dal 2011, Macalli ha registrato 4 marchi di possibili nuove squadre. Nel 2012, fallito il Pergocrema, ne ha ceduto in uso gratuito uno (Pergolettese 1932) al Pizzighettone, che si è trasferito a Crema. Sempre per la Procura, ad aprile e maggio 2012 ha bloccato il bonifico di 256mila euro spettanti al Pergocrema, che intanto stava morendo.
Insomma, per l’accusa, mentre un club rischiava di sparire, il presidente di Lega Pro negava una quota dei diritti tv dopo aver registrato già i marchi di una nuova società. Per questa vicenda, in sede penale, Macalli è stato prosciolto dal gup di Firenze, il pm ha fatto ricorso in Cassazione.
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