MATTEO PINCI per la Repubblica
Una "bolla" per evitare il collasso. Il campionato di Serie A è appeso al filo dei contagi, lo sanno la Federcalcio e la Lega calcio, lo sanno soprattutto i club che, da mesi, faticano drammaticamente a trovare liquidità, senza abbonamenti, spettatori e sponsor che pagano poco, quando lo fanno. Per evitare il fallimento dell'intero sistema esiste solo una strada: continuare a giocare. Ad ogni costo.
La riunione tra i medici sportivi delle 20 società non ha prodotto proposte utili, però: l'unica, inserire un tampone in più, non pare fortunatissima, visto che i 4 tamponi in 5 giorni effettuati dall'Under 21 non hanno impedito il rinvio del match degli azzurrini contro l'Islanda (ieri dopo i test altri 3 positivi, in tutto siamo a 8 casi). E poi, l'impressione collettiva è che mettere mano al protocollo, oggi, equivalga a fermarsi per non ripartire più. E allora nascono altre idee.
Una, di cui nessuno vuole apertamente prendersi la paternità, è una vecchia tentazione: un mini lockdown del calcio. O, come si dice, una "bolla". Tutte le squadre chiuse in ritiro - sul modello della Nba - anche solo per due settimane, uscendo solo per giocare, con test ogni 4 giorni.
Questo permetterebbe di evitare di smaltire i molti casi senza che nel frattempo se ne aggiungano altri (ieri nell'Inter nuovo caso, con la positività di Young), non rischiando così di interrompere il campionato. Domani l'Assemblea di Lega esaminerà le offerte di fondi di investimento pronti a versare nuovi capitali e non può dare un'immagine di precarietà.
gabriele gravina presidente della federcalcio foto di bacco
L'idea della "bolla", ritenuta indispensabile a livello politico-sportivo, ha un grosso ostacolo: non piace ai calciatori, molto contrari già a maggio, quando pareva l'unica strada per riprendere il campionato fermo da marzo. I club li assecondano, ma sanno che una misura urge.
E con altri giocatori importanti, irrinunciabili costretti fuori, la necessità di chiudersi diventerà evidente. Nel frattempo, però, sempre più società sembrano ventilare la possibilità di non giocare, in caso di assenze: se poi il Giudice sportivo decidesse per il rinvio di Juve-Napoli - prospettiva ad oggi improbabile - sarebbe quasi un liberi tutti.
Per questo, si sta rafforzando un fronte: quello di chi vuol trovare una soluzione al regolare svolgimento del campionato. Con pochissime date per recuperare i match, sempre più società stanno aprendo a una vecchia suggestione che in passato avevano invece bocciato: decidere il campionato attraverso i play-off. Una soluzione che rimescola valori, dà imprevedibilità, ma può anche portare a risultati eclatanti.
Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, ne era il primo sponsor, ma in questa fase è tra i più scettici. Ma solo perché aprire ora a questa possibilità sarebbe dichiarare fallito il piano- A, ossia il regolare svolgimento del campionato. Un piano play-off la Federcalcio ce l'ha, per decidere il campionato in poche settimane, anche solo 8 date. Ma non può annunciarlo ora, dopo 3 giornate appena (bisognerebbe almeno arrivare alla fine del girone d'andata). E non prima che il Giudice sportivo abbia deciso sul caso Napoli, altrimenti chi va in campo o meno finiranno per deciderlo le Asl.