Es INCREÍBLE esta imagen previo a los penales que ya está haciendo eco en todo Brasil.
Por un lado Dorival, FUERA DE LA RONDA, e IGNORADO CUANDO LEVANTA LA MANO PARA HABLAR. En Uruguay todos mirando y escuchando atentamente a Bielsa.
INSÓLITO. ???pic.twitter.com/4oysGfh7zP
— Sudanalytics (@sudanalytics_) July 7, 2024
Simone Golia per il Corriere della Sera - Estratti
Due squadre in cerchio, a simboleggiare pianeti opposti ma vicini per destino (si stanno per battere i rigori) e obiettivo (la semifinale di Copa America). Da una parte il Brasile, 200 milioni di abitanti, con i giocatori in totale autogestione nella scelta di chi andrà a calciare dal dischetto e chiusi in una falange che esclude il c.t. Dorival Junior, 62 anni, compassionevole nell’alzare timidamente l’indice della mano destra quasi a bisbigliare: «Posso dire la mia? Sarei l’allenatore…».
Dall’altra l’Uruguay, fazzoletto di terra in cui vivono appena 3,5 milioni di persone, che si affida alle indicazioni del suo condottiero, l’eterno Bielsa, anni 68, il Loco che a Las Vegas — la città del lusso e del divertimento — guarda la partita seduto su un frigorifero portatile nella posa che lo ha reso icona.
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Alla fine ha vinto lui, eliminando il suo carnefice, quel Brasile con cui aveva perso 8 volte su 11, compresa una sanguinosissima finale di Copa America a Lima nel 2004 quando guidava l’Argentina, con pareggio di Adriano al 93’ e rigori quella volta infelici. Mentre i suoi ragazzi festeggiavano, Bielsa si è fatto tutto il campo per andare ad abbracciare il brasiliano Rapinha, ex pilastro del suo Leeds, riportato in Premier nel 2020 dopo 16 anni di assenza.
Per molti il canto del cigno del Loco, esonerato dal club inglese nel febbraio 2022 dopo un 4-0 contro il Tottenham di Antonio Conte.
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E invece Bielsa ha preso in mano un Uruguay incapace di vincere perfino con la Corea del Sud ai Mondiali in Qatar terminati ai gironi, issandolo al secondo posto delle qualificazioni sudamericane dietro solo all’Argentina, battuta in trasferta a novembre a 36 anni dall’ultima volta e dopo che i campioni del mondo in carica non perdevano da 25 partite.
Un mese prima aveva domato il Brasile 2-0 con i gol di Darwin Nunez (Liverpool) e De la Cruz (Flamengo), una vittoria che è la fotografia del suo Uruguay: mix fra giocatori di top club europei e talenti «locali», calcio verticale e offensivo (una novità da quelle parti) e solidità difensiva (solo due gol incassati in Copa America). Il tutto dopo un ricambio generazionale che ha tagliato fuori i vari Godin, Cavani e Suarez.
Piange invece il Brasile, sempre più lontano dalla sua gente. Al ritorno in albergo, un tifoso si è avvicinato a capitan Danilo: «Siete uno spettacolo orribile».
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In molti ora chiedono la testa del c.t. Dorival Junior, che era stato scelto dopo il no di Ancelotti per i buoni rapporti con la stampa e per un carattere misurato, oltre che per la gestione dei giovani (dalle sue mani è passato anche un 18enne Neymar). Una sorta di pompiere, che si è ritrovato fra le mani una squadra sesta nelle qualificazioni sudamericane dietro a Venezuela ed Ecuador. Ha perso una sola partita su 8, quanto basta per trovare chiusa la porta della squadra.
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