Tommaso Lorenzini per "Libero Quotidiano"
Nella parabola calcistica di Mario Balotelli, due cose sono andate di pari passo sorprendendo gli osservatori: la fiducia di Mario in se stesso e la fiducia nel Balotelli calciatore che qualcuno è sempre stato disposto a concedere.
Tanto che alla fine non è mai chiaro se sia lui a usare il club di turno o viceversa. Una sorta di patto di mutuo soccorso: da una parte Balo continua a giocare e a farsi vedere, dall'altra si prova la scommessa mediatico-pallonara che, se indovinata, è un bingo.
Gli ultimi a credere nell'ormai ex azzurro (anche se lui sostiene di poter ancora essere in grado di lottare per una convocazione ai Mondiali 2022), sono i turchi dell'Adana Demirspor, appena promossi nella massima serie.
Dopo aver peregrinato fra serie A, Premier, Ligue1 e serie B, a 31 anni l'attaccante bresciano sbarca in quella Super Lig che pare scritta nel suo destino: qualche anno fa i tifosi del Galatasaray avevano creato una "tempesta social" sui profili di Balotelli per convincerlo a trasferirsi da loro.
Invece che sul Bosforo, Mario finirà a un passo dalle calde spiagge del sud, con il vento ricordargli il profumo dell'ingaggio che anche stavolta Mino Raiola (da mettere subito sulla poltrona di Ministro dell'Economia) è riuscito a fargli arrivare in tasca.
I media turchi parlano di triennale da 5 milioni di euro netti a stagione. Tutto contento, il patron dell'Adana, Murat Sacak: metà dell'ingaggio del centravanti sarà pagato da uno sponsor.
Insomma, di tempo ce n'è voluto ma finalmente l'abbiamo capito, Mario Balotelli non è un calciatore ma un vino di pregio: più invecchia più migliora... il conto in banca. È straordinario come lui e chi lo circonda siano stati capaci di mettere in piedi questo meccanismo inversamente proporzionale: meno gioca bene e più guadagna.
PAPERONE OVUNQUE
La recente parentesi al Monza è stata l'eccezione alla regola, come un riprendere fiato prima di spiccare il volo: 400mila euro netti per la tentata promozione in serie A (chiusa con 14 partite e 6 soli gol segnati), l'ingaggio più basso di sempre.
Il Sole 24Ore si era preso la briga di ricostruire la carriera economica di Balo. Nel 2008, a 18 anni, gioca nell'Inter, con uno stipendio netto di un milione e mezzo di euro all'anno, fino al 2010.
Poi passa al Manchester City, in Premier League, stipendio quasi triplicato a 4 milioni netti all'anno. Rimane in Inghilterra due anni e mezzo, poi le liti con i compagni, quella col Mancio, la villa data alle fiamme con i fuochi d'artificio e il ritorno in Italia: nel gennaio 2013 Galliani lo porta al Milan di Berlusconi, 4,5 milioni netti all'anno.
Dopo un anno e mezzo di amore e odio, gol e soliti picchi verso il basso, torna in Inghilterra, al Liverpool, con un ingaggio di 6 milioni netti all'anno. È lo stipendio più alto che Balotelli ha avuto nella sua carriera.
Ma siccome i soldi non fanno la felicità (più lampante di così) il turbolento Mario dopo due anni se ne va di nuovo dalla Premier e atterra a Nizza, in Francia. Stipendio sempre al top, 5,5 milioni all'anno, quasi incredibile per la realtà nizzarda. Infatti le strade si separano presto, nel gennaio 2019, quando si trasferisce poco più in là, al Marsiglia: 3 milioni di stipendio per sei mesi, fino a giugno 2019.
Adieu anche ai soldi francesi, ad agosto 2019 Balotelli torna letteralmente a casa, tesserato dal Brescia dove accetta uno stipendio in discesa, tra 1 e 1,5 milioni l'anno. Finirà quasi esattamente come dalle altre parti: lite e addio, sempre camminando su un tappeto di quattrini.
Perché oltre alla costante soldi, l'altro lato della medaglia è quello dell'etichetta di bad boy che mai gli verrà scucita di dosso. Mario si lamenta che gli italiani lo odiano, ha certamente tutte le ragioni quando sostiene che sia da imbecilli festeggiare la Nazionale insultando lui sui social come successo martedì, ma se il suo intimo desiderio è farsi voler bene, bisogna provare a mettere insieme quello che di buono ha fatto per farsi voler bene.
gli ex nazionali balotelli e paletta
In campo? I due gol alla Germania a Euro 2012 sono il suo punto più alto, sua consacrazione e sua condanna, il manifesto di quel che avrebbe potuto essere e non è stato. Fuori dal campo? Nel suo privato non ci permettiamo di intrometterci, sul personaggio pubblico stendiamo un velo. E pensare che proprio in quel 2012 il Time lo aveva messo fra i 100 personaggi più influenti al mondo.
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