PORTATE I SALI A VANNACCI! L’ITALIA FIGLIA DELL’IMMIGRAZIONE DOMINA AGLI EUROPEI DI ATLETICA: JACOBS È NATO IN TEXAS, MATTIA FURLANI HA ORIGINI SENEGALESI, SIMONELLI HA LA MAMMA DELLA TANZANIAM, CHITURU ALI, MAMMA NIGERIANA E PAPÀ GHANESE, È CRESCIUTO IN UNA FAMIGLIA ITALIANA DALL’ETÀ DI TRE ANNI MENTRE CRIPPA È NATO IN ETIOPIA - “UNA LEZIONE PER LE RIDICOLE POSIZIONI SULLA PUREZZA DEL DNA ITALIANO” - CARLO VERDELLI E LA STILETTATA AL GENERALE CANDIDATO DELLA LEGA: "COME E' LA STORIA DEI TRATTI SOMATICI?"

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Karima Moual per repubblica.it

 

vannacci vannacci

Non so in questa ultima giornata elettorale come la prenderanno i Vannacci, i loro fratelli, cugini e amici al governo - costruttori della narrativa sul pericolo della "sostituzione etnica”, e ideatori di una nuova branca nell’armocromia, quella sulle sfumature e gradazioni del colore della pelle, per decretare il segmento dell “l’italianità” dei cittadini con origini straniere;

 

ma vorrei sommessamente far notare che è grazie ai “ nuovi italiani”, i figli appunto dell’immigrazione, nelle sue gradazione di colori, che l’Italia sta dominando gli europei di atletica.

 

 

marcell jacobs marcell jacobs

E’ obiettivamente la notizia più bella e politica della giornata. Bella perché la bandiera italiana attraverso i suoi campioni viene tenuta alta con la vittoria. Ma anche tanto politica, perché a tenerla alta sono anche e soprattutto i “nuovi italiani” sui quali da ormai troppi anni, la politica si divide.

 

Tra chi prova timidamente a convincere che l’integrazione è l’unico strumento a nostra disposizione per costruire una società coesa e anche competitiva, e chi non ne vuole sapere di riconoscerli come tali, e quindi non solo li ignora ma intossica il processo della loro integrazione, giocando alla divisione e parallelamente rendendo anche il processo dall'acquisizione di quel foglio di carta che è la cittadinanza un percorso a ostacoli.

Chituru Ali Chituru Ali

 

Eppure, non c’è niente da fare, la realtà riesce con la sua forza dirompente a imporsi. Certo, è drammaticamente devastante e deprimente riconoscere che purtroppo in questo processo di riconoscimento mancato, di politiche fallimentari in tema, si perda molto tempo e anche tante risorse umane, non dimentichiamo infatti che nello sport, tanti talenti sono in panchina perché ancora senza cittadinanza italiana e si trovano a non poter competere.

 

 

Ma vale per lo sport come vale per tutto nel nostro paese, con la differenza che nello sport è più plateale l’immagine di quello che possiamo vincere e vinciamo, come altrettanto quello che perdiamo.

 

E’ la stessa identica partita. E’ una verità che emerge sempre più spesso e con più forza soprattutto attraverso lo sport perché come sappiamo è lo strumento per eccellenza che attraverso l’immagine dei corpi in gara riesce a trasmetterci messaggi a livello internazionale che vanno al di là dello sport. Solo per fare qualche esempio, lo è stato per la pallavolista Paola Egonu, il velocista Marcel Jacobs e tanti altri ancora, e lo è oggi con Mattia Furlani, figlio dell’Italia e del Senegal, Chituru Ali, mamma nigeriana papà ghanese ma cresciuto in una famiglia italiana dall’età di tre anni.

ali jacobs simonelli ali jacobs simonelli

 

Cosa continuano a dirci queste vittorie di un’Italia, con la molteplicità dei suoi colori, che lo sport ci impone di guardare in faccia? Almeno due cose. La prima: che è l'Italia vera, quella del nostro presente ma anche del futuro che ci attende e non è solo più bella nella naturalezza di questo processo in atto - nonostante il vento contro, di chi scrive che è “un mondo al contrario” nell’incapacità di seguire i processi di evoluzione ottenendo benefici, preferendo chiudersi pigramente nel passato a rischio di cadere anche nel ridicolo alla ricerca di una purezza dell’italianità del dna - ma dimostra di essere anche più attuale, più forte e competitiva.

 

lorenzo simonelli lorenzo simonelli

La seconda è che la forza dello sport è certamente fisica, e ha un palcoscenico più grande, ma attenzione a pensare che gli immigrati e i loro figli siano dei supereroi solo negli sport. I nuovi italiani, a bassi o alti livelli, fanno la loro parte ed è riconosciuta statisticamente come segmento di crescita in vari settori. Hanno voglia di essere riconosciuti, spinti dalla fame di un riscatto, che un paese come l’Italia è ora che lo recepisca costruendoci “valore produttivo e competitivo”, e non solo il tempo di gioire per un gara sportiva che si vince.

 

I “nuovi italiani” che tengono alta la bandiera italiana nello sport ci devono far riflettere sui tanti altri senza riflettori accesi che costruiscono futuro ma che qualcuno ha deciso di farli sentire meno italiani.

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