Tommaso Rodano per il “Fatto quotidiano”
I padroni del calcio italiano sanno offrire spettacoli più imprevedibili di quelli per cui si paga il biglietto allo stadio. Per spiegare la crisi del pallone, iniziata molto prima del disastro azzurro in Brasile, i pensieri e le parole dei presidenti della Serie A possono essere illuminanti. Berlusconi, Cellino, De Laurentiis, Lotito, Preziosi, Zamparini.
Capaci di exploit dialettici clamorosi, siparietti imbarazzanti, citazioni memorabili. Sempre sul confine tra serio e grottesco, spesso ben oltre quel limite: i padroni delle squadre davanti alle telecamere si permettono di tutto.
Negli ultimi tempi il palco della Serie A si è arricchito di nuovi interpreti. Per scalare la classifica delle bizzarrie italiane avranno bisogno di tempo, ma già promettono bene. L’indonesiano Erick Tohir si è presentato all’Inter dichiarando senza ironie che il suo giocatore preferito nella storia nerazzurra è la meteora Nicola Ventola.
In una delle prime visite a Trigoria, l’americano de Roma Jim Pallotta, per far conoscere il suo “estro”, si è tuffato in piscina vestito di tutto punto. Poi c’è Massimo Ferrero, il nuovo presidente della Sampdoria. Appena arrivato, già mostra un potenziale comico straordinario. Iniziamo da lui.
MASSIMO FERRERO, UN VIRTUOSO SOTTO LA LANTERNA
Ferrero ha preso la Samp dalla famiglia Garrone poco più di un mese fa. Noto come Er Viperetta, il suo piccolo impero imprenditoriale è nel cinema: il senso dell’(avan)spettacolo non gli manca. La sua prima intervista da presidente al Secolo XIX, storico giornale genovese, è piena di perle rare.
aurelio de laurentiis laurea ad honorem
Nato delegato. “Edoardo Garrone è un signore. Era impegnato in altri lidi e per sua forma mentis delegava. Io sono nato delegato, le cose me le guardo tutte da solo” (Il Secolo XIX, 2014).
Istinto materno. “Mihajlovic è un grande uomo, io farò del mio meglio per metterlo nelle migliori condizioni. Perché lui è il nostro papà, il papà dei giocatori e io posso essere la mamma”.
Il taglio degli stipendi. “Vogliamo dire una frase che ha inventato il professor Monti? C’è la spending review, è tanto bella. Io imito l’Italia. Abbiamo un presidente, il grande Matteo Renzi, che farà molto bene. Non è che io riduco, ridurre è riduttivo come parola...” La palpatina. “La squadra sarà toccata? Io non tocco nessuno. Sono loro che toccheranno me”.
Quasi santo. “Dopo lo stadio, la domenica, torniamo a casa e accendiamo la tv. E cosa vediamo? Una fiction. Ecco, Mihajlovic è come don Matteo, è l’eroe della Samp”.
CLAUDIO LOTITO, LA LEGGENDA DEL MORALIZZATORE
Il presidente della Lazio ha fatto fortuna nel settore delle pulizie. Ha una passione per i precetti morali e per il latinorum, meglio se maccheronico. Con la Curva Nord è ai ferri corti da anni, nonostante rivendichi di aver salvato la squadra dal fallimento. Il calcio non gli basta più: sostiene di aver scoperto la vocazione per la politica.
Ride bene chi ride ultimo. “Bisogna dare giudizi alla fine, non nella fase endoprocedimentale” (Datasport, 2008).
Lezioni di religione. “Quell’uomo non era un santone, ma un prete cattolico ortodosso. Lei non saprà neanche la differenza...” (Il Fatto Quotidiano, 2014)
Collodi chi? “Me sembrate il gatto e la volpe, ma io non so’ mica Pinocchio” (a Moggi e Giraudo che gli chiedevano di cedere il calciatore Oddo, 2004)
Istigazioni. “Lei istiga e fa da terminale di alcuni interessi, lei diffonde notizie a istigare situazioni destabilizzanti, lei rappresenta un elemento di istigazione” (Al giornalista di Mediaset, Paolo Bargiggia, 2007)
Lirico. “Bisognerebbe procedere a una rivoluzione poetica nel mondo del calcio. Scrivere, leggere, parlare. D’Annunzio, Manzoni, Pascoli! Ha presente la musicalità dannunziana della pioggia nel pineto? (Chi, 2006)
E le corna? “Con me pensavano d’aver preso la vacca per le zinne, e invece hanno preso le palle di un toro” (Il Foglio, 2014)
SILVIO BERLUSCONI, IL CAVALIERE, IL DIAVOLO E IL VANGELO
Ha portato l’Italia sull’orlo del baratro, ma anche il Milan sul tetto del mondo. Tra le tante dichiarazioni sopra le righe, una fece dimettere Dino Zoff dalla panchina della Nazionale . È noto: anche quando si tratta di calcio, il Cavaliere ha un’alta opinione di sé. Chiedere ai suoi allenatori.
Uomo d’azione. “Ho fatto bene più di chiunque altro in tutti i settori in cui mi sono cimentato” (La Stampa, 1994). Nomen omen. “Chi vorrei essere se non fossi Berlusconi? Il figlio di Berlusconi” (12 ottobre 1994).
E il mandolino? “Noi del Milan siamo la realtà italiana più conosciuta nel mondo dopo la mafia e la pizza” (Milanello, 1995).
Il brand.“Santità, mi lasci dire che lei assomiglia un po’ al mio Milan: tutti e due andiamo spesso in trasferta a portare nel mondo un’idea vincente” (in visita a Papa Giovanni Paolo II, 1988)
Profetico. “Il Milan? È un affare di cuore, costoso, ma anche le belle donne costano” (La Repubblica, 1986)
Altro che Guardiola. “Il Barcellona applica quel gioco che mi piacerebbe vedere nel Milan. Lo applicavo anche io: quando facevo l’allenatore mi arrabbiavo se i ragazzini facevano un passaggio più lungo di quattro metri...” (Festa di Natale del Milan, 2011)
AURELIO DE LAURENTIIS, DAI CINEPANETTONI AI TATUAGGI DI CAVANI
Ha preso il Napoli in serie C e l’ha riportato in Champions League. In mezzo: uno show, spesso vietato ai minori. Memorabile la sceneggiata alla cerimonia dei calendari del 2012. Non gli piacque quello del Napoli: insultò tutti e scappò via in scooter (senza casco), sul sedile di una persona fermata per strada.
Body Art. “Cavani firma un contratto a 1,3 milioni e coi premi arriva a 2, poi mi rompe i coglioni. L’anno dopo allora io gliene do addirittura 3, e poi non gli bastano e mi rompe di nuovo i coglioni. Ora dico basta. Io non faccio di mestiere il moralizzatore, ma a volte me li guardo negli occhi e dico: ‘Fatte un altro tatuaggio sul pisello se hai spazio’” (Ritiro del Napoli, 2012)
Infedeltà coniugale. “Nel matrimonio si è in due, puoi convincere con i soldi una moglie a rimanere, ma se ha deciso di scopare con un altro, scoperà con un altro” (a proposito del divorzio con Walter Mazzarri, maggio 2013).
Igiene intima. “Hamsik e Lavezzi vogliono andare in Inghilterra? Ma che palle vivere lì. Piove tutti i giorni, si mangia uno schifo e le donne non si fanno nemmeno il bidet”. (Tuttosport, 2008)
CELLINO PRESIDENTE DEL CAGLIARI
MASSIMO CELLINO, ROCK’N ROLL TRA MIAMI E QUARTU
Ex decano della Serie A, Massimo Cellino ha appena lasciato il Cagliari e il calcio italiano. Se ne va in Inghilterra: è il nuovo proprietario del Leeds. Lascia molti ricordi: un paio di stadi fantasma (quello di Quartu gli è costato pure quattro mesi di carcere), gli assoli di chitarra elettrica (è rockettaro incallito) e tante dichiarazioni temerarie dalla casa di Miami.
Come no...“Gli spogliatoi di Quartu saranno i più belli d’Europa. Lo Juventus Stadium arrossisce di fronte ai nostri, te lo giuro” (telefonata intercettata, 2012)
Iettatore. “Mi chiedete come si sta nel carcere di Cagliari, e io vi dico che si sta bene, tanto prima o poi ci finirete tutti, toccatevi pure” (Alla prima intervista dopo l’arresto, giugno 2013).
MAURIZIO ZAMPARINI, L’INCUBO DEI MISTER
Il padrone del Palermo quest’anno ha festeggiato il ritorno in serie A. Gestisce i rosanero dal 2002: in dodici anni ha avuto 21 allenatori. In tutta la “carriera” ne ha cambiati 44.
Vivisezione. “Gli allenatori sono come le angurie. Finché non le apri non puoi sapere quello che c'è dentro” (2009)
È lui! “Tra gli allenatori liberi Zenga era quello più motivato. È l’allenatore più intelligente con cui abbia mai parlato” (giugno 2009)
Non è lui. “Ci ho riflettuto tutta la notte e ho deciso che non potevamo andare avanti così. Mi dispiace dal punto di vista umano, ma Zenga non era l’allenatore giusto per la piazza di Palermo” (novembre 2009)
Peccati di gola. “L’esonero di Pioli? Mi sto mangiando il secondo testicolo. Il primo me lo sono già mangiato” (marzo 2012)