Guido De Carolis per il “Corriere della Sera”
Cinque sconfitte stagionali, tre in Champions League (due con il Real Madrid e l'ultima con il Liverpool), creando tanto senza segnare lo straccio di un gol. L'Inter ha un problema in attacco nelle partite che contano, unica eccezione la finale di Supercoppa. Nelle sfide importanti Lautaro, Dzeko e Sanchez sono scomparsi.
L'Europa è lontana, i nerazzurri giocano bene e perdono sempre. Allargando lo sguardo al campionato la situazione è preoccupante. Contro le cinque squadre di testa (Milan, Napoli, Juventus, Atalanta e Lazio) l'Inter ha vinto solo due partite (Lazio al ritorno e Napoli all'andata). L'allergia agli scontri diretti sta diventando un problema e se è vero che gli scudetti si vincono battendo le piccole è vero pure che i big match contano, come dimostra l'ultimo derby.
«Alla prima mezza distrazione siamo stati puniti, ma ho fatto i complimenti alla squadra: avremmo meritato ben altro, ma la prestazione è di buon auspicio per quello che deve venire», il giudizio di Simone Inzaghi dopo la sconfitta con il Liverpool. La crisi dell'attacco sta in numeri da profondo rosso. Lautaro non segna su azione dal 17 dicembre, Dzeko e Sanchez negli ultimi due mesi sono andati in gol, in serie A, due volte. Chi più di altri è sotto accusa è Lautaro.
L'argentino ha avuto un giusto rinnovo del contratto, il peso dell'ingaggio si porta dietro quello delle responsabilità. Il «Toro» deve decidere chi vuole essere, se un leader o una spalla, prima di Lukaku e ora di Dzeko.
«Con Lukaku si alternava nella posizione di centrale, Dzeko occupa quello spazio, costringendo Lautaro a coprire zone più esterne», analizza Aldo Serena. Un dualismo si sta ingigantendo. «Si nota una certa insoddisfazione da parte di Sanchez e di Lautaro. Il cileno reclama più spazio, non perde occasione di sottolinearlo, l'argentino a ogni sostituzione sbuffa e si mostra insofferente.
Un attaccante quando è nervoso non riesce mai a far bene», aggiunge Serena. La partita con il Liverpool è la punta dell'iceberg di un malessere. «L'Inter sviluppa un volume di gioco importante e non riesce a tradurlo in gol». Il campionato e il calendario possono guarire le ferite di Champions, al di là degli applausi meritati per la prestazione con il Liverpool, arrivati anche dal tecnico della Juve, Max Allegri.
«Bisogna fare i complimenti all'Inter per come ha giocato». L'obiettivo era raggiungere gli ottavi di Champions. La gara di ritorno a Liverpool sarà vissuta con animo più leggero visto il risultato dell'andata. Il punto è il futuro. L'Inter ha rinnovato Barella e Lautaro, è in arrivo la prossima settimana il prolungamento di Brozovic, Gosens è stato preso. Con Perisic, attratto dalle sirene di Germania e Inghilterra, si discuterà più avanti.
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La rosa ha un'età media di 29,9 anni. Solo per restare all'attacco: Dzeko 36 anni a marzo, Sanchez 33, Lautaro 24, Correa 27. Davanti serve un ricambio, soprattutto se Lautaro dovesse partire. Il sogno è Dybala, la pista più viva Scamacca. L'Inter oggi è un instant team, progettato per vincere subito.
Per durare ha necessità di rinnovarsi, di investimenti. Il primo passo sono i rinnovi di Marotta, Ausilio e Baccin che potrebbero essere annunciati oggi. La chiave per progredire è il mercato. A giugno potrebbero arrivare una doppietta di cessioni Se si vuole competere, non solo accontentarsi in Europa, e se si vuole restare ai vertici in Italia, cosa per nulla scontata, servono investimenti giusti. Ma spesso sono i più costosi.
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