La Gazzetta dello Sport intervista Franck Ribery. Ha rinnovato il suo contratto con la Salernitana per un altro anno.
«Sono fiero di me, la passione è una inesauribile fonte di energia. Ho 39 anni, ma spero di andare avanti ancora. Quando ero bambino, restavo a giocare fino alle 2 del mattino per le strade del quartiere. E oggi Ribery ha ancora la stessa voglia del bimbo Franck».
Sull’Italia, dove ormai è da quattro anni:
«L’Italia mi è sempre piaciuta: la mentalità, la lingua, il cibo. Firenze è meravigliosa e ha un pubblico incredibile. E poi Salerno… Ho trovato grande affetto: qui vivono tutti per il calcio. Quando non vinciamo vedo la tristezza negli occhi dei tifosi e mi dà fastidio. Io non sono tanto bravo ad accettare le sconfitte, non ho mai imparato. L’anno scorso ho capito che la situazione era difficile e ho fatto di tutto per raggiungere la salvezza. È diverso dalla vittoria di una coppa, ma le emozioni sono immense: quell’impresa resterà per sempre nel mio cuore».
Dice che lo amano tutti perché è uno che cerca il contatto umano.
«Sono una persona semplice che ha bisogno del contatto umano. I bambini, ma anche i tifosi adulti, sanno che io per loro ci sono sempre: una fotografia, un autografo, un sorriso. Il campione non può essere campione solo in campo».
Sul rapporto tra testa e fisico a 39 anni:
«La testa ascolta il corpo e si regola. Io voglio andare al massimo, ma per riuscirci a volte devo rallentare e riposare. A 39 anni ci sta che il fisico ogni tanto abbia qualche problema. Ma il campione crede nelle cose, si avvicina giorno per giorno all’obiettivo».
Con il Bayern vinse tutto, eppure arrivò terzo nel Pallone d’oro dietro a Ronaldo e Messi.
«Fu ingiusto. Quello fu un anno incredibile per me. Avrei dovuto vincere io. Allungarono i tempi di consegna dei voti, successe qualcosa di strano. Mi sembrò una decisione politica».
Non si è pentito di aver lasciato presto la sua nazionale?
«Nel 2014 era successo qualcosa di brutto. Non fui rispettato come uomo. Io sono corretto con tutti, ma se mi mancano di rispetto mi arrabbio».
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