Fabrizio Patania per corrieredellosport.it
È il punto più basso della gestione Sarri. Una doccia freddissima, come il vento danese e gli ululati dell’Arena di Herning, perché riporta a terra la Lazio quando sembrava aver imboccata il nuovo corso. Mau, sconsolato, ha rivisto gli stessi fantasmi del passato. «Mi è sembrata la squadra dell’anno scorso, quella crollata a Verona e anche a Bologna. Ogni tanto non si presenta in campo. Quando succede, viene fuori questo tipo di partita. Fa più male in Europa. Fa malissimo perché pensavo si stesse lavorando nella direzione giusta».
Sarri ha parlato apertamente di presunzione, di superficialità. «Non abbiamo avuto umiltà. I giocatori pensavano di mettere a posto prima o poi la partita. Quando entri in una girandola con una mentalità sbagliata, soprattutto in Europa, non ne vieni fuori. Non c’è soluzione». Di fronte alle telecamere, ha cercato di proteggere il gruppo. «La responsabilità è mia, poi con i giocatori me la vedrò domani (oggi nel ritiro di Piacenza, ndr). Chiederò una spiegazione. Da tre giorni parlavamo e ci dicevamo di presentarci con umiltà. Ho visto un livello di presunzione immensa. Si è visto bene nei primi 25 minuti. Avevamo il pallino in mano, eravamo fermi, giocavamo a basso ritmo, come se stessimo gestendo un 4-0 a nostro favore».
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Le scuse di Sarri ai tifosi
Sarri ne aveva cambiati 8 rispetto al Verona. Sarebbe stato lo stesso senza turnover. «Ho visto tutti i sedici in campo sullo stesso livello mentale». Anche il tecnico è andato a scusarsi con gli ultras a fine partita.
«Mi dispiace per i tifosi, sia quelli che ci hanno visto da casa, sia quelli venuti in Danimarca. Non abbiamo rappresentato in maniera degna la nostra gente. Gli ho detto che avevano ragione, non abbiamo giocato, così siamo andati incontro alla figuraccia. Abbiamo sbagliato completamente approccio, era palese. La squadra tocchettava senza affondare. Se giochi così, prima o poi in fase di non possesso prendi gol».
La frase di Sarri che scuote la Lazio
Si aprirà un’altra seduta di psico-analisi all’interno dello spogliatoio. «Non vedo grandi diversità. Sono crolli emotivi, improvvisi, simili allo scorso anno. Difficile da capire le motivazioni. Se sono io, faccio un passo indietro. Se è colpa di un giocatore, va venduto istantaneamente. Qualcuno all’interno del gruppo che traduce questo germe c’è per forza».
A richiesta precisa di approfondimento, ha spiegato: «Non è uno spogliatoio in cui si avvertono criticità, però questi cali che si possono chiamare emotivi, nervosi, ci sono. Ho paura ci sia un fattore scatenante, mai domato e individuato. Non ci sono nel gruppo rapporti sbagliati e che possano venir fuori, è un ambiente bello da vivere, ma poi ci sono da giocare le partite». E ancora. «Parlando del germe non vorrei passasse un messaggio sbagliato. Qualcuno può trasmetterlo indipendentemente dalla sua volontà, non è uno che dice “li faccio diventare superficiali”. Dico che la partita è stata preparata con superficialità e giocata con presunzione. La squadra il giorno prima non ti dà mai in allenamento questo tipo di sensazione. Difficile dire come si può risolvere. Se lo sapessi, sarei già intervenuto».
Bisogna rendere merito ai danesi. «Non sono sorpreso dal livello del Midtjylland, ma questa volta non è valutabile. Troveranno anche squadra vive da affrontare e non morte...». La notte è buia. L’ultimo pensiero pieno di sconforto. «Si deve crescere, da solo non ce la posso fare. Posso creare una mentalità, dei valori e martellare. L’ho detto ai ragazzi, ma deve esserci un scatto interiore, altrimenti le parole se le porta via il vento».
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