1. "LA SARDEGNA NON È BANDITI E PASTORI...". E FU SCUDETTO
Estratto dell'articolo di Riccardo Signori per www.ilgiornale.it
[…]«Arrivai a Cagliari incazzato con la vita». Se n'è andato forse in pace con se stesso, certo non morirà mai l'imprinting di uno statuario taciturno eroe dell'Isola. Riva e la Sardegna raccontano una storia di amore e libertà, quella che la vita gli aveva negato tra dolori personali e fatica di vivere. […]Insieme lanciarono l'urlo della vittoria che strappava antiche catene alla gente definita null'altro che pecorai. GigggiRivvva urlò a tutti che la Sardegna «non è solo un'isola di pastori e banditi». Ma un'Isola da scudetto. […]
Cagliari, la Sardegna sono diventate terre del suo amore. Il Cagliari qualcosa di irrinunciabile ed inarrivabile per decenni. Arrivò sull'Isola nel 1963 per 37 milioni. La squadra giocava in serie B, l'Isola era considerata contrada (non solo calcistica) di serie B. Oggi sono stelle e stelle filanti, il mare della ricchezza e dei mega yacht. Allora c'era più povertà che acqua. […] Divenne più sardo dei sardi, non servo pastore, detta come De Andrè, ma servo-eroe, uomo di fiducia e piede infallibile della voglia di riscatto di un popolo. Non tradì mai. Stavolta ha tradito il cuore. Ma, i sardi lo sanno bene, Riva non se ne andrà mai.
Gigi Riva un campione eterno come Corto Maltese
Estratto dell'articolo di Marco Ciriello per www.ilmattino.it
Ripubblichiamo, in occasione della scomparsa di Gigi Riva, un articolo di Marco Ciriello sul campione italiano, scritto in occasione dei suoi 70 anni.
[…] il meccanico di Leggiuno che divenne l'attaccante orgoglio dei sardi - "arrogadottu", il rompi tutto - e poi quello dell'Italia - Gianni Brera lo battezzò: Rombo di Tuono, e fu come avere un'altra vita - l'uomo con gli occhiali scuri e la giacca poggiata sulle spalle: compie 70 anni. […] Gigi Riva prima ancora dell'uomo gol - ne ha segnati 35 con la maglia della nazionale, è ancora record - è stato una idea, che si potesse giocare lontano dalle grandi e vincere, che si potesse rimanere il disparte e non essere dimenticato, che si potesse segnare a ripetizione senza prevaricare, che ci si potesse spezzare due volte le gambe […] e tornare quello di sempre.
Ditemi se questo è un uomo o piuttosto un supereroe. […] O almeno io lo vedo così, l'ho sempre visto così, con il suo costume da supereroe, la G enorme sul petto gonfio e la cicca fumante fra le labbra, ovvio. E che a sentirne parlare da bambino uno doveva per forza vederlo come un fumetto, un eroe, tutto forza, svolazzi, impegno e coerenza, ecco forse è questo il punto: la sua ingenua, pazzesca, caparbia voglia di non cambiare: maglia, città, posizione.
[…] Quando arrivò all'aeroporto di Elmas, nel 1963, raccontò «Luci soffuse, pista quasi buia, il deserto. Sembrava l'Africa», poi ha scoperto che Africa non era, e se anche lo fosse stata: ora è la sua Africa. Ha fatto coincidere il meglio di sé con il meglio dell'isola, tanto che in molti non sanno che è lombardo.
E in molti non sanno che lui è anche il nostro Yuri Gagarin: perché uno scudetto al Cagliari è roba da uomo nello spazio. La sua è una storia da romanzo, ancora da scrivere, tutta partendo dall'invenzione della sua solitudine, quella del bambino che cercò sui campi di pallone quello che non trovava più a casa. «Avrei voluto che mio padre e mia madre vivessero un po' di più, per vedere quello che ho combinato».
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