Quando Francesca Porcellato ha tagliato il traguardo nella prova in linea della handbike alla Paralimpiadi di Parigi il telecronista della Rai ha commentato in diretta: “Quell’esultanza ci aiuta a sottolineare che non tutti i quarti posti sono uguali”. Perché Porcellato era arrivata per l’appunto solo quarta, ma aveva esultato come se fosse finita sul podio. Alle Paralimpiadi il tema delle diversità è un corollario costante dell’evento in sé.
Ma mentre si è fatta un’enorme bagarre mediatica sul genere, per il caso di Valentina Petrillo, dal Telegraph in giù “troppo uomo per gareggiare tra le donne” (vi ricordate la pugile Khelif?), resta il punto: i vantaggi, più o meno indebiti, che alcuni atleti hanno sugli altri per evidenti differenze fisiche. Vale alle Olimpiadi e a maggior ragione alle Paralimpiadi.
Porcellato ha 54 anni. È alla sua ultima Olimpiade (in carriera ha vinto 14 medaglie in molti sport e in 12 diverse Paralimpiadi). Insomma non è proprio una qualunque. Alla fine della gara ha annunciato il ritiro. Ha chiuso la gara vicinissima alla seconda e alla terza classificata, ma è finita fuori dal podio. E alla Rai s’è un po’ sfogata: “Io spingo solo di braccia mentre gli altri si aiutano con molti altri muscoli. Fa male essere battuti da chi è meno disabile di te”.
Cosa è successo? Che la gara in questione comprendeva atlete di quattro categorie paralimpiche, con gradi diversi di disabilità, dalla H1 all’H4. Per capirci: più è alto il numero, meno la disabilità impatta sulla prestazione; quindi un’H4 ha meno problemi di un’H3 e così via. Porcellato è H3, è arrivata quarta dietro a tre atlete di categoria H4, e quindi prima tra le atlete con il suo stesso grado di disabilità.
Non è una questione semplice trovare un equilibrio tra competitività e inclusività. Il Comitato Paralimpico Internazionale ha dei paletti da rispettare nell’organizzazione delle gare. Per esempio, per essere valida ogni gara da medaglia deve includere almeno 10 atleti da almeno quattro paesi diversi. E quindi un atleta magari fortissimo potrebbe ritrovarsi a non poter competere per mancanza di avversari con disabilità paragonabili alla sua. Il tentativo di accorpamento nello stesso evento di più categorie va incontro ad esigenze di programma, e al tentativo di non creare gare con pochissimi contendenti.
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