Buon pomeriggio @tiathe96er . Grazie per la segnalazione, mi informerò su quanto accaduto. Serena domenica
— Andrea Abodi (@andreaabodi) October 30, 2022
gli ultras fanno evacuare la curva nord di san siro 2
2 - L'ORDINE DEGLI ULTRÀ DELL'INTER LE PROTESTE DEI TIFOSI SGOMBERATI
C. Giu. per il “Corriere della Sera”
i due capi della curva dell'inter vittorio boiocchi e luca caravita
La notizia rimbalza praticamente in diretta. «Hanno sparato a Vittorio». Lui non è ancora morto quando i vertici della Curva Nord interista decidono di zittire i cori e ritirare gli striscioni dalla balaustra del secondo anello verde. Passano quindi minuti con i capi del tifo organizzato che confabulano tra loro. Gli animi sono tesi, non c'è unità sulla strada da prendere.
Alla fine l'ordine arriva: tutti fuori. Dalla balaustra il coro rimbalza di voce in voce, i più giovani risalgono la gradinata urlando. C'è chi borbotta, c'è chi si volta e imbocca l'uscita, c'è chi spinge fuori i riottosi, c'è chi ancora non capisce cosa sia successo.
È successo che poco prima due killer in moto hanno freddato sotto casa Vittorio Boiocchi, 69 anni, pluripregiudicato uscito nel 2018 dopo 26 anni di carcere, e da allora tornato sul trono più alto del mondo ultrà interista. È morto il capo, non si può festeggiare neanche se nel frattempo in campo segna uno splendido gol Nicolò Barella. Anzi, la Curva è già praticamente fuori.
È in questo momento che si verificano momenti di tensione con alcuni tifosi non appartenenti a gruppi organizzati che non vogliono lasciare gli spalti. Le testimonianze arrivano via social dopo la partita. «Non mi capacito di come 8, 10 persone abbiamo sgomberato un intero settore con urla, minacce e spintoni», scrive un tifoso su Twitter.
«Ho visto bambini piangere e persone venire spintonate perché non volevano andarsene. Io ero con una mia amica e mi è venuto un attacco di panico. Pensavo di prenderle», ha aggiunto un'altra supporter. Altri attaccano il comportamento delle forze dell'ordine: «Siamo stati costretti ad andarcene e nessuno steward/forza dell'ordine ha fatto qualcosa».
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Un supporter nerazzurro si rivolge, sempre via Twitter, direttamente al ministro dello Sport Andrea Abodi: «Dopo i fatti di Inter-Sampdoria, mi appello al ministro: si prendano provvedimenti seri! Lo stadio è di tutti i tifosi, compresi settori che da sempre sembrano in comodato d'uso a gente che nulla a che vedere con lo sport».
Abodi in risposta ha assicurato provvedimenti urgenti da parte del governo: «Quello che è successo è inaccettabile, non è tollerabile. Sono certo che saranno presi immediati provvedimenti. Non solo parole!».
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Via social piovono decine di testimonianze: «Gente che si è fatta ore e ore di auto o treno costretta contro la propria volontà ad uscire dallo stadio». «Centinaia, migliaia di persone obbligate a uscire da uno stadio, per cui avevano pagato un biglietto, per rispetto nei confronti di un regolamento di conti tra criminali», scrive Alice.
«Una delle pagine più nere nella storia del rapporto tra tifoserie organizzate e società», attacca Valerio Iafrate. Alcuni tifosi rimangono per il resto della partita in curva ma sui lati estremi, altri invece riescono a rientrare nel Meazza e a seguire il match dal terzo anello verde. «Ho pagato il biglietto per vedere il primo tempo nel secondo anello e metà secondo tempo nel terzo. Un comportamento indecente da parte dei capi ultrà».
gli ultras fanno evacuare la curva nord di san siro 1
Sono in molti, compreso il direttore del Tg La7 Enrico Mentana a tirare in ballo il club nerazzurro e il presidente Steven Zhang: «La società Inter non ha niente da dire su quel che è successo sugli spalti di San Siro? Si può obbligare chi ha pagato il biglietto a uscire contro la sua volontà per partecipare al lutto per la morte di un pluripregiudicato? Può una curva organizzata continuare a operare al di fuori delle regole e delle leggi?
Possono la Lega Serie A e la Federcalcio continuare a chiudere gli occhi sulle illegalità grandi e piccole che prosperano intorno al tifo organizzato di molta parte delle squadre italiane?».
Dalla società nerazzurra non è ancora arrivata una risposta ufficiale, ma da viale della Liberazione filtra una dura «condanna verso le violenze» e la disponibilità a «forme di tutela e risarcimento per i tifosi costretti a uscire dalla curva». Nel frattempo sui social si rincorrono altre testimonianze che parlano di «un padre picchiato con la propria bambina».
Episodi sui quali sono in corso le verifiche delle forze dell'ordine. Al momento non risultano denunce né persone soccorse dal 118. La questura lavora sulle immagini delle telecamere di sorveglianza per ricostruire i singoli episodi. Chi ha avuto comportamenti violenti rischia una denuncia per violenza e il Daspo.
2 - «CI URLAVANO DI USCIRE, CHE AVREBBERO PICCHIATO CHI PROVAVA A RIFIUTARSI»
Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”
«Eravamo sul piazzale a bere l'ultima birra e sentivamo i cori per Stankovic. Tutto normale». Ore 20.15, Dejan Stankovic, bandiera dell'Inter del Triplete, allenatore della Sampdoria, viene omaggiato dalla curva Nord nella serata del suo ritorno a San Siro.
«Entriamo e intorno alle 20.40 iniziano a ripiegare gli striscioni. Poi i ragazzini iniziano a fare su e giù».
Sono i messaggeri. La cinghia di trasmissione tra la testa (i capi della curva) e il corpo (la massa degli 8 mila interisti al secondo anello verde).
I messaggeri si muovono e passano l'ordine: «Oggi non si tifa. Niente cori. È successo un fatto grave». Lo svuotamento della curva interista per l'assassinio del proprio capo criminale inizia in quel momento. Il racconto di un ex ultrà che continua a frequentare la Nord di San Siro permette di ricostruire al dettaglio quel che è accaduto. «A quel punto si sono attaccati tutti ai cellulari per cercare notizie. Così abbiamo capito quale fosse il "fatto grave"».
La partita scorre nel silenzio. Arriva il primo gol dell'Inter. «Coi miei amici abbiamo esultato, come altri. Da sotto ci hanno guardato male. Ci hanno urlato dietro». Arriva l'intervallo. Qualcuno inizia a uscire. E parte la seconda ronda dei «ragazzini». «Strillavano: "Adesso usciamo tutti". Un signore vicino a me ha detto: "State scherzando? Io resto qua". Uno gli ha risposto: "Invece te ne vai, sennò ti spacco la faccia".
Il ragazzotto s' è avvicinato per spintonarlo, ma ha perso l'equilibrio tra i seggiolini ed è caduto. C'è stato un momento di tensione, stava per scattare il parapiglia. Ci siamo messi in mezzo e abbiamo parlato con l'altro che dava ordini. Ci ha detto: "Dovete uscire sennò vengono e vi picchiano, rischiate grosso".
I capi non si spostano, mandano avanti i ragazzetti a dare gli ordini. Però sai che i tizi pesanti stanno là, e che se ti opponi magari dopo, in un punto senza telecamere, te ne ritrovi addosso due o tre e qualche cazzotto lo prendi. Io pugni o calci non ne ho visti, ma urlacci, minacce e spintoni sì.
Alla fine la gente lo sa come funziona: anche se non te ne frega niente e vuoi solo vedere la partita, te ne vai, perché sono persone pericolose». In linguaggio teorico, si definisce intimidazione ambientale. In curva è la regola. Centinaia di tifosi restano nei corridoi dello stadio. Nei bar. Provano a seguire il secondo tempo sui telefoni. «Poi abbiamo visto che c'era un ingresso lasciato aperto e siamo saliti in un altro settore, al terzo anello. Ormai eravamo al settantesimo minuto. Al terzo gol abbiamo esultato. Tutto abbastanza surreale. E molto ingiusto».