Estratti dell’articolo di Giovanni Santaniello per salerno.corriere.it
Marina Rinaldi, anzi: mister Marina Rinaldi.
«Sì, mi faccio chiamare mister nonostante sia diventata donna a tutti gli effetti undici anni fa».
La sua storia fece scalpore qualche anno fa: il primo allenatore transgender della storia del calcio. Era in panchina con la Salernitana femminile, dopo una gavetta tra squadre di quartiere sempre a Salerno dove è nata e cresciuta, e i primi incarichi sportivi che le erano stati affidati da due sacerdoti. «Arrivai ad avere i giornalisti sotto casa - dice - cosa che non mi piacque per nulla: non sono tagliata per stare al centro dell’attenzione mediatica».
Per molti suoi colleghi, invece, è un must essere al centro dell'attenzione.
«Io ormai sono una donna come le altre. E di me vorrei che se ne parlasse come di una persona normale».
The normal one, a differenza degli special alla Mourinho. Ma prima di allenare e delle cure ormonali, faceva il portiere.
«Ho sempre amato il pallone».
Poi la carriera in panchina.
«Quest’anno, grazie al Baronissi del presidente Tony Siniscalco, festeggio i vent’anni. Ancora una volta sono subentrata in corsa: mi capita spesso. Mi chiamano quando ci sono da risolvere problemi. Tant’è che mi chiamano "Nicolina", per paragonarmi a Davide Nicola. E io cerco di farlo con il suo stesso temperamento».
(...)
«Abbracciare Claudio Ranieri, il miglior allenatore italiano. E non lo dico solo per la sua signorilità: quest’anno a Cagliari sta facendo un altro miracolo».