"AI MONDIALI CI ANDREMO PASSANDO DAI PLAY OFF DI MARZO E MAGARI LI VINCEREMO ANCHE, CHISSÀ..." - ROBERTO MANCINI PROVA A TENERE ALTO IL MORALE DI UNA NAZIONALE APPARSA MOLTO SPELACCHIATA: "PURTROPPO È UN MOMENTO IN CUI FACCIAMO TANTA FATICA A FARE GOL. IL GRUPPO ANDAVA CHIUSO PRIMA. ORA DOBBIAMO RITROVARE QUEL GIOCO CHE CI HA CONTRADDISTINTO ANCHE FINO AD OGGI" - RONCONE: "MANCINI SI PREPARI. CI SARANNO CRUDELE IRRICONOSCENZA, PESSIMISMO FEROCE, L'INVIDIA COVATA ESPLODERÀ COME UN BUBBONE. GLI DIRANNO CHE, ALLA FINE, È COME GIAN PIERO VENTURA. LI AZZITTISCA. E CI PORTI IN QATAR…"

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1 - MANCINI, AL MONDIALE ANDREMO E MAGARI LO VINCIAMO ANCHE

ROBERTO MANCINI ROBERTO MANCINI

 (ANSA) - "Ai Mondiali ci andremo passando dai play off di marzo e magari li vinceremo anche, chissà...". Roberto Mancini è un misto di delusione e fiducia per il futuro, dopo lo 0-0 con l'Irlanda del Nord che costringe gli azzurri ai play off. "Purtroppo è un momento così in cui facciamo tanta fatica a fare gol - dice alla Rai - Peccato, il gruppo andava chiuso prima. Ora dobbiamo ritrovare quel gioco che ci ha contraddistinto anche fino ad oggi. Se pensiamo che abbiamo sbagliato due rigori nelle sfide decisive con la Svizzera vuol dire che il girone era nel nostro controllo, ma se le occasioni non le trasformi poi puoi trovare difficoltà".

 

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2 - MANCINI,'BUTTATA QUALIFICAZIONE, MA IO CI CREDO ANCORA'

 (ANSA) - Una qualificazione buttata. E una nuova paura da scacciare. Roberto Mancini non lo dice così esplicitamente, ma lo fa capire. E con grande amarezza: "Sono dispiaciuto perche' era un gruppo che avevamo gia' chiuso, dovevamo essere al Mondiale gia' da due partite, o al massimo venerdi'...E invece ce la siamo complicata da soli", dice il ct prima di lasciare Belfast, ancora una volta sfortunata nella storia azzurra. La gara di Belfast ha mostrato una squadra giù di corda e che ha farticato tanto a tirare nella porta avversaria.

 

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"E' un momento in cui facciamo fatica a trovare il gol anche se abbiamo sempre il pallino del gioco in mano - riconosce il ct - Nel primo tempo potevamo sbloccarla e questo poi ci avrebbe permesso di giocare più tranquilli, ma non ci siamo riusciti. Loro stavano tutti dietro e non era facile riuscire a trovare spazi liberi. Peccato, ma il girone andava chiuso prima".

 

"Se penso che abbiamo avuto due rigori contro la Svizzera e li abbiamo sbagliati...", era stato il rammarico a caldo del ct, che poi in conferenza stampa ha fatto di tutto per infondere fiducia ed evitare crisi da depressione. "Penso che andremo al Mondiale: ripeto, dovevamo gia' esserci. Ma se hai delle occasioni e non le sfrutti... Siamo da troppo tempo nel calcio per non sapere che capitano questi momenti difficili".

 

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A marzo, il play off "sara' più complicato" del semplice spareggio, ma con un vantaggio, si dice convinto Mancini, che all'idea di un secondo fallimento mondiale non vuole neanche pensare: "Stasera abbiamo trovato una squadra, l'Irlanda del Nord, che giocava in 10 davanti alla difesa: a marzo sarà diverso, due partite sì ma ad eliminazione diretta. E bisogna giocare".

 

Non si appella alle assenze, perche' la Svizzera qualificata ne aveva forse piu' degli azzurri, e ribadisce: "Resto convinto che questa sia una grande squadra: i ragazzi devono solo ritrovare tranquillita', di qui a marzo, per fare quello di cui sono capaci. Nella difficolta', abbiamo la fortuna di avere ancora la possibilita' di andare al Mondiale: e io dico che ci riusciremo".

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3 - MANCIO AVEVA TRASCINATO TUTTI, ANCHE CALCIATORI NORMALI ORA SI PREPARI ALLA IRRICONOSCENZA. E CI RIPORTI AL SOLE

Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

 

Botte di sudore freddo, tifo bieco, gesti di pura e tribale scaramanzia: per brutale necessità tutti abbiamo provato di tutto guardando l'Italia pareggiare contro l'Irlanda del Nord, una squadra di modestia assoluta. Sofferenza inutile. Andiamo agli spareggi seguendo ancora una volta l'unico che, a questo punto della notte, può ancora portarci ai Mondiali: Roberto Mancini. Restare ai fatti. Dentro la cronaca. Raccontare quello che è successo.

 

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Perché il nostro c.t. è stato formidabile a tenerci per un'estate intera infilati in uno struggente inganno: ci ha fatto vincere e credere di essere davvero pieni di luce, forti, a tratti irresistibili. Con un po' di onestà intellettuale dovremmo invece riconoscere che ci siamo solo lasciati trascinare nel suo mondo pieno di ambizione e orgoglio, ottimista, prepotente quasi per destino. La sua maggiore abilità è stata convincere i calciatori. Quasi tutti di livello normale, i più bravi sono pure i più anziani, nessun fuoriclasse, alcuni di loro in azzurro perché la vita è strana e sa rendere possibili anche i miraggi.

 

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Agli Europei, in molte notti, l'abbiamo fatta franca per un niente. E, quando si è fermato Spinazzola, che a sinistra volava a spaccarci le partite, il Mancio ha subito provveduto a uscire dall'equivoco del bel gioco. Se la sua idea iniziale era quella di un calcio pieno di bollicine, di palleggi in allegria, un calcio per divertirsi e divertire, senza indugi ci ha riportato - furbo, e con monumentale realismo - agli istinti tattici primordiali.

 

Di fatica e necessari contropiede, di fango, di lotte furibonde e improvvisi lampi di classe. Chiaro che è in queste ultime due partite l'assenza di Giorgione Chiellini, il capitano, si sia rivelata straziante. Ma poi? Cercare le occhiate del c.t., in eurovisione, dal Windsor Park di Belfast, è stato utile per capire che persino da qualche parte nel suo cuore la faccenda si stava facendo molto complicata. Ha sempre ripetuto: tranquilli, ai Mondiali ci andiamo. Quanto mestiere ci ha messo. E quanto, tutti, abbiamo voluto continuare a credergli.

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Ma poi, quando arriva la notizia che la Svizzera se ne va avanti di tre gol, lui si volta e in panchina trova Raspadori e Scamacca, che nel Sassuolo nemmeno giocano sempre. L'altro che scorge è Belotti, uno che già all'Olimpico ha corso sulla volontà, tutta furia, ingobbito, senza ritmo. Questi aveva, questi sono: Mancini finisce così in quel genere di psicodramma che ha sempre osservato con stupore solo addosso agli altri.

 

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E che bisogna sperare adesso sappia gestire. L'orizzonte su cui deve condurci gli è sostanzialmente sconosciuto. Si prepari. Ci saranno crudele irriconoscenza, pessimismo feroce, l'invidia covata esploderà come un bubbone. Gli diranno che, alla fine, è come Gian Piero Ventura. Quello stempiato, lui con l'unica differenza di un ciuffo color mogano. Li azzittisca. E ci porti, in qualche modo, al sole del Qatar.

 

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