Marco Calabresi per corriere.it
Sta male, ma non sa cosa sia. Di sicuro, «non è coronavirus». Novak Djokovic, domenica, ha perso in casa la finale dell’Atp 250 di Belgrado contro Andrei Rublev, ma è lontano dalla sua migliore condizione. Come sempre quando si tratta di salute, però, il serbo resta vago: «Non voglio dare maggiori dettagli, ma è qualcosa che condiziona il mio metabolismo — ha aggiunto —. È preoccupante avere quella sensazione in campo». Un malessere che, dopo due set combattuti, ha portato Nole a perdere 6-0 quello decisivo: «La partita è stata lunga ed è in quel momento che ho iniziato a stare male. Mi era successo anche a Montecarlo».
Scene abbastanza insolite, quelle viste nel torneo serbo: Djokovic ha dovuto utilizzare più volte asciugamani freddi durante i cambi di campo. Lontani i tempi in cui respingeva tutto e vinceva punti lunghi decine di scambi. «Tutto il terzo set — ancora Novak —, è stato simile a quello che stavo provando a Montecarlo (dove è stato eliminato da Davidovich Fokina, ndr). Ecco perché penso perché il recupero stia richiedendo più tempo di quanto mi aspettassi».
Djokovic, che non aveva giocato i tornei sul cemento americano per le regole che vietavano l’ingresso negli Stati Uniti ai non vaccinati, in campo sembra smarrito: «Eppure mi alleno, faccio le cose che ho sempre fatto, non ho problemi con il corpo». Ma arrivati alla fine di aprile, Nole ha giocato soltanto tre tornei (Dubai, Montecarlo e Belgrado), non ne ha vinto neanche uno ed è addirittura al 95esimo posto nella race che porta alle Finals di Torino. Lo aspetta Madrid, poi forse Roma, infine Parigi. Metabolismo permettendo.